Curcuris, dove tutto è tradizione. Cronaca del gemellaggio in Sardegna.

Da globale a locale

Il viaggio della Scuola Campanaria di Roncobello è risultato tanto entusiasmante quanto illuminante per capire quanto una terra come quella sarda sia intrisa di cultura popolare, conoscenze storiche, coscienza del proprio passato e del proprio presente. Tale dato non è assolutamente scontato in un mondo globalizzato e globalizzante che tende ad appiattire ogni differenza e ogni specificità. Tuttavia, dato che ogni momento storico conosce momenti contrari alla tendenza dominante, di fronte al ‘global’ del XXI secolo, anche nel campo della cultura emerge il ‘local’. Internet, difatti, ha permesso di facilitare i contatti e i rapporti tra due realtà così distanti geograficamente come Roncobello e Curcuris (Oristano) ma simili per caratteristiche socio-geografiche: dimensioni ridotte di popolazione, localizzazione in zone montuose caratterizzate dallo spopolamento, impegno per il mantenimento delle tradizioni locali.

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Il momento musicale del gemellaggio, dato dal concerto di sabato 18 luglio in Piazza Santa Maria, ha suggellato due giorni di intensa amicizia, dove la visita al nuraghe di Barumini, al Museo del Giocattolo di Zappara-Ales (Oristano), al Museo Diocesano di Arte Sacra di Ales e a Torre dei Corsari è stata animata da racconti e storie sul luogo, la cultura, la cucina, la musica tradizionale. Scindere i vari momenti è impossibile, perché i luoghi che mantengono integra la propria storia esprimono la propria natura in ogni angolo del paesaggio.

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Sotto il profilo musicale, va segnalato che il concerto di sabato 18 luglio è stato un momento di grande importanza per sintetizzare diversi elementi della cultura musicale popolare: le campane di San Sebastiano e Santa Maria, col caratteristico ‘repiccu’ che varia per stile e significato a seconda delle circostanze e dei diversi luoghi geografici, il ballo tradizionale con le coreografie del Gruppo Folk San Sebastiano, l’organetto diatonico del maestro Ignazio Mura, e, non potevano mancare, le launeddas dei maestri locali.

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Riportando quanto commentato dal dépliant di presentazione della serata curcurese, i segni espressi dalle campane per avvisare la comunità posso essere suddivisi nelle categorie di segni a rintocchi e segni a distesa: si hanno segni a rintocchi quando il campanaro, suonando una sola campana, distanzia i colpi l’uno dall’altro; nei segni a distesa il campanaro avvicina il più possibile i tocchi di batacchio. I rintocchi vengono usati nei giorni feriali: richiamo per la messa, annuncio di morte, raccolta dei confratelli. I segni a distesa si usano per scandire le preghiere all’alba, a mezzogiorno e al tramonto, per annunciare la Messa nei giorni festivi, le processioni dei santi, l’arrivo in parrocchia del Vescovo o di altre figure rilevanti del mondo ecclesiale. A proposito di campane e di strumenti che suppliscono al suono delle campane, va ricordato che presso il Museo del Giocattolo sono custoditi antichi strumenti di richiamo praticamente identici a ‘bàtole’ e ‘grì’ o ‘ringhècc’ (come si usa dire in bergamasca) utilizzati durante la Settimana Santa, quando le campane vengono ‘legate’ e si rende necessario il richiamo per le funzioni con questi oggetti.

Cronaca del concerto

Il concerto ha avuto inizio attorno alle 19:00, al termine della Messa, con la presentazione e la dimostrazione pratica di alcuni segni eseguiti dal campanaro Franceschino Porcu, il quale ha eseguito il ‘repiccu’ direttamente con due campanelle sostenute da un telaio in ferro posto all’esterno della chiesa di San Sebastiano. In cella campanaria hanno suonato le campane Claudio e Matteo Zedda, i quali hanno avuto modo di spiegarci come il suono tipico delle campane in stile sardo sia ‘terzinato’ e non basato su melodie ma su cadenze ritmiche aventi funzioni di richiamo (messe, battesimi, comunioni, solennità patronali, morte di un uomo, donna o bambino di un villaggio, morte di autorità o imminenti calamità climatiche). I repiccu, raccontano i giovani suonatori, possono variare profondamente da luogo a luogo; in taluni casi con tre o quattro campane, il suonatore può produrre sonorità diverse o più ricche rispetto a campanili con solo due campane; le campane possono essere suonate singolarmente in successione molto rapida o anche doppie, formando accordi (ciò dipende dallo stile del luogo di provenienza).

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Il video nel nostro precedente articolo illustra chiaramente il tipo di sonorità che si può cogliere in Sardegna e nella zona della Marmilla, una subregione della Sardegna posta nella parte centro-meridionale, in provincia di Oristano, uno dei cui centri principali è precisamente Curcuris. Dalla chiesa di San Sebastiano, posta di fronte alla Casa Eredi Pilloni, un edificio storico in stile integralmente sardo, si è risaliti sino in Piazza Santa Maria, dove ha avuto inizio lo spettacolo serale con il concerto di campane presso la chiesa di Santa Maria, eseguito dai campanari Giulio Frau e Peppino Manias, preceduti, alla chiesa di San Sebastiano, dal suono delle campane della locale chiesa a cura dei campanari Cludio e Matteo Zedda. Una delle due campane suonate risale al 1504, dotata della caratteristica forma allungata di stile gotico e recante l’iscrizione ‘Franciscus Lecca me fecit’, con possibile riferimento di una fusione realizzata a Cagliari. La campana fu offerta da Donna Violante Carroz, marchese di Quirra, probabilmente per grazia ricevuta.

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Il contorno dello scenario musicale, dorato dal rinfrangersi del sole al tramonto sulle montagne della Marmilla, ha lasciato spazio al suono delle campanine dei nostri ragazzi e al ballo del gruppo folk, iniziando con i più giovani, che si sono esibiti in diversi passi tradizionali, tra cui ‘campidanese’, ‘passu ‘e tres’, ‘passu torrau’ e ‘danza’. I curatissimi abiti e i passi eleganti e precisi dimostrano quale lavoro sia stato fatto e si compia per trasmettere la cultura del ballo ai giovani, con una precisione che ricorda esattamente lo studio dei nostri passaggi musicali sui brani a tastiera, con stili e stilemi da memorizzare e ricordare per la prova e l’esecuzione corale.

Chi come noi ha osservato dall’esterno uno stile di ballo tanto arcaico quanto prezioso, con ritmi musicali sconosciuti in Lombardia e melodie estremamente sofisticate, ha colto il valore della tradizione, che significa trasmettere conoscenze, riti, procedimenti, tecniche che sono eredi del passato e che si perpetuano. Ciò che colpisce e dev’essere di grande stimolo per tutti i musicisti e appassionati di musica tradizionale del ‘continente’ è il grande orgoglio con cui si conserva la tradizione, la ricerca meticolosa delle fonti più antiche, l’esecuzione rigorosa dei passi e della coreografia. Gli stessi princìpi, applicati alla musica, danno risultati straordinari, e fanno comprendere come il fare le cose ‘alla buona’ sia solo un’offesa alla cultura, se non, ancor peggio, una beffa quando la musica tradizionale degenera in musica dozzinale da consumo televisivo.

La parte finale del concerto ha visto l’ingresso delle splendide launeddas, aerofono a tre canne simile per timbrica alle nostre cornamuse, d’impronta chiaramente mediterranea, il cui suono riporta alla memoria i dipinti etruschi e greci, nonché tutto il patrimonio etno-musicale del Medio Oriente. Il suonatore Innocenzo Melis , accompagnato da Claudio Serra, ha offerto l’ascolto di diversi brani locali, dimostrando grande abilità nell’uso della tecnica del fiato continuo, vale a dire incamerando nella bocca l’aria da soffiare nelle canne, esattamente come le nostre cornamuse fanno affidamento su di una sacca di pecora. Singolare è il fatto che la Sardegna, terra ricca di pecore, non abbia costruito uno strumento con una sacca di pecora, a differenza di quanto accaduto sulle Alpi o addirittura in Marocco. Ciò risponde probabilmente alla tradizione dello strumento, da inquadrarsi più come aerofono ad ancia che come cornamusa nel senso classico del termine.

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A proposito di launeddas, desidero ringraziare sentitamente Don Ignazio Orrù, parroco di Curcuris, che ha fatto dono al nostro gruppo delle launeddas costruite da Innocenzo Melis. Il parroco ha accompagnato parte delle nostre escursioni, guidandoci al Museo di Arte Sacra di Ales e commentando le caratteristiche del territorio durante i nostri spostamenti in pullman. A lui va il nostro grazie anche per il dono delle campanelle in foglia di palma tradizionalmente fabbricate, in grande dimensioni, per la Domenica della Palme, e per il libro di preghiere dedicate a Santa Maria, la cui solennità viene celebrata a Curcuris il 15 agosto.

Ringraziamenti

Un grande Grazie va rivolto a Paola Marcias, del settore Servizi Sociali, del Comune di Curcuris, per avere promosso l’idea del gemellaggio e portato avanti il progetto con costanza, nonché al sindaco Giorgio Pilloni e tutta la sua amministrazione, che ci ha accolto e accompagnato in ogni momento della nostra esperienza sull’Isola. Un Grazie infine a tutti coloro che si sono adoperati per accoglierci nelle rispettive dimore, per lo squisito cibo e per i doni. Ma soprattutto Grazie per la grande e spontanea amicizia dimostrata in brevissimo tempo e l’affetto verso noi e i nostri ragazzi.

Arrivederci alla visita che il Gruppo Folk ‘San Sebastiano’ renderà il primo weekend di settembre, con uno spettacolo gemello nel cuore delle Alpi Orobie.

Luca Fiocchi

Galleria fotografica del gemellaggio

Articolo uscito su L'Unione Sarda in data 16 luglio 2009
Articolo uscito su L’Unione Sarda in data 16 luglio 2009

 

3 Risposte

  1. Ignazio ha detto:

    molto bello ,ordinato completo, meraviglioso

    • Rosa ha detto:

      Sono molto felice di vedere la mia terra che si è incontrata con le vostre tradizioni, spero di vedervi presto!tanti cari saluti Rosy

  2. Claudia ha detto:

    Vorrei ringraziare tutti gli amici di Curcuris per averci fatto vivere dei momenti indimenticabili. Siete meravigliosi. Un caro saluto a tutti Claudia

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