La realtà campanaria in Valchiavenna
Il mondo campanario è tanto misterioso e allo stesso tempo incredibilmente vasto che non si può mai affermare di conoscerlo fino in fondo. Esistono realtà dalle quali non ci si aspetterebbe mai di imparare qualcosa di significativo in materia di campane; campanari attivi e tecniche di suono particolari offrono molte curiosità da scoprire.
Ne è un esempio il paesino di Prata Camportaccio, comune della Valchiavenna (SO), dove esiste un attivo gruppetto di giovani campanari che ho avuto modo di conoscere in quanto 2 componenti del gruppo frequentano la mia stessa classe universitaria.
Alcune nozioni campanarie sulla Valchiavenna le avevo già apprese in passato, quando ho soggiornato in quei luoghi incantevoli durante un viaggio di istruzione, nel quinto anno di liceo. Oltre alle innumerevoli bellezze naturali presenti, ai tanti siti artistici e architettonici visitati, alla maestria dell’artigiano della pietra ollare che abbiamo avuto possibilità di ammirare, non ho potuto evitare di prestare attenzione alle caratteristiche campanarie locali.
Risalendo la valle in treno, ho notato che tutti i campanili erano dotati di incastellatura ambrosiana e che nessuno disponeva di un gran numero di campane, al massimo cinque. Dalle fugaci osservazioni effettuate dai finestrini della piccola elettromotrice ALe803 che sfrecciava a 80 Km/h ai margini dei paesi, non sono riuscito a cogliere se fossero ancora presenti tracce di sistema manuale o di doppio sistema. Quando il treno si è fermato alla stazione di S. Cassiano in Valchiavenna, ubicata vicino al sagrato della chiesa parrocchiale, mi sono stupito nel notare che il campanile, nonostante la chiesa fosse in stile moderno, era dotato di ben 8 campane, indice del fatto che, al momento della progettazione dell’edificio, si tenne notevolmente in considerazione anche l’aspetto campanario.
Il campanile della collegiata S. Lorenzo di Chiavenna presentava una caratteristica che mi ha lasciato alquanto stupito: l’incastellatura non era ambrosiana ma “a slancio”. La stessa caratteristica l’ho riscontrata anche su altri campanili del comune di Chiavenna. Questa differenza tra Chiavenna e i paesi della bassa valle l’ho giustificata supponendo che Chiavenna, essendo a valle del passo dello Spluga e del passo del Maloja, avesse avuto maggiori contatti culturali con la Svizzera, da cui importò anche il sistema di suono.
Gli altri comuni, trovandosi più a sud ed essendo solo luoghi di passaggio, restarono forse più ancorati alla tradizione lombarda, installando sui propri campanili il sistema ambrosiano.
Dal termine del viaggio d’istruzione non ho più avuto contatti con la realtà campanaria della Valchiavenna, fino a quando non ho conosciuto due compagni universitari, campanari di Prata Camportaccio.
Il giorno 13 gennaio 2007, vigilia della festa di S. Mauro, compatrono della comunità di Prata Camportaccio, sapendo che il gruppo, per l’occasione, avrebbe eseguito il suono tradizionale delle festività, non ho potuto resistere alla tentazione di prendere il treno e tornare in quei luoghi per ammirare più da vicino l’arte campanaria locale.
Giunto sul posto mi sono subito immerso nell’atmosfera musicale della giornata dapprima facendo un po’ vibrare le canne dell’organo “Mascioni” della chiesa parrocchiale di S. Eusebio e, successivamente, ascoltando dal sagrato della chiesa l’amalgamarsi di suoni di campane in parte a slancio e in parte ambrosiane che si diffondeva in tutta la vallata a mezzodì.
Devo dire di essere rimasto un po’ deluso dall’annuncio dell’Angelus della chiesa di Prata: mentre tutte le altre chiese che potevo udire eseguivano un segnale con una o più campane a dondolo o a distesa (visto che era sabato), le campane della chiesa di S. Eusebio hanno eseguito il brano religioso “Il tredici maggio” con gli elettrobattenti. Un po’ stupito ho chiesto spiegazioni ad uno dei campanari del paese, il quale mi ha illustrato che il suono tradizionale dell’Angelus, prima che venisse elettrificato il concerto, consisteva nella sola campana maggiore a dondolo, sempre, anche sabato e domenica.
Il concerto di Prata Camportaccio attualmente è formato da 5 campane in tonalità di Mi 3. Fino al 2003 il concerto era formato dalle sole 3 campane maggiori del concerto odierno. Queste 3 campane, provenienti ciascuna da una fusione diversa, sono in tonalità di Mi 3 e, dalle iscrizioni impresse su di esse, si apprende che sono molto antiche. La campana maggiore (la prima secondo il loro sistema di numerazione) è del 1788 della fonderia Bonavilla di Milano; sullo stemma della fonderia è iscritta la seguente dicitura: “INNOCENTIUS ET NEPOTES CAROLUS ET IOSEPH BONAVILLA MEDIOLANENSES”, che indica precisamente chi erano i titolari in quel periodo della ditta Bonavilla.
La seconda campana, della ditta “Comerio” (sullo stemma della fonderia si legge “PETRUS ALOISIUS COMERIUS”), venne rifusa per ben 5 volte, nel 1678, nel 1679, nel 1681, nel 1682 e, infine, nel 1764, fusione che è pervenuta fino ai nostri giorni. La terza campana è stata fusa dalla ditta “Francesco Comoleo” di Como (sullo stemma della fonderia si legge “FRANCISCUS COMOLEUS COMENSIS”); venne posta nel 1688 e rifusa nel 1758 (fonti storiche sulle date di rifusione tratte da http://www.parrocchiaprata.it). Per le 2 campane minori aggiunte nel 2003 non mi è stato possibile risalire alla fonderia per il fatto che la targhetta su cui dovrebbe essere riportato il nome della fonderia recava il nome della ditta a cui era stata commissionata l’incastellatura delle 2 campane minori e l’elettrificazione del concerto. Non posso astenermi dal dare un giudizio nettamente positivo alle due nuove componenti del concerto: dalle sole impressioni uditive dell’ascolto del suono del mezzogiorno, non avrei mai pensato che le due campane minori fossero state aggiunte successivamente tanto erano ben integrate col resto del concerto. Unica pecca, la tonalità della campana maggiore: è infatti nettamente crescente rispetto alle altre 4.
Il campanile è formato da 2 celle campanarie. La cella inferiore è occupata dalle 3 campane storiche inceppate con incastellatura ambrosiana e recentemente automatizzate (nel 2003) senza l’eliminazione delle corde. Non esiste traccia di tastiera per il suono d’allegrezza e, da quanto appreso dai campanari del paese, non ne è mai stata installata una. La cella campanaria superiore è occupata dalle 2 campane nuove le quali, attualmente, possono essere suonate solo con il motore: non dispongono né di corda né di doppia ruota. L’unica ruota che le mette in moto è quella del motore. Ovviamente ogni campana è dotata anche di elettrobattente. Nella cella campanaria sono state conservate parti dell’antico castello in legno e, all’altezza del quadrante dell’orologio, è ancora presente integralmente il vecchio meccanismo meccanico a pendolo ora dismesso che azionava le lancette; capita raramente di trovare elementi storici di tale pregio sui campanili bergamaschi.
Dopo aver visitato il vicino comune di Mese e la frazione Pratella, incantevole malga ai piedi del pizzo di Prata, è giunta l’ora di suonare.
Per la festa di S. Mauro è stato eseguito il suono tradizionale delle grandi solennità, una sequenza che viene suonata soltanto 3 volte all’anno e che, ovviamente, richiede l’utilizzo delle sole 3 campane storiche. Inizialmente viene portata la campana maggiore nella posizione “a bicchiere” senza farla suonare. Uno dei campanari, poi inizia a eseguire una semplice melodia suonando le altre 2 campane “a batacchio”, impugnando con ciascuna mano il batacchio di una delle 2 campane. Nel frattempo un altro campanaro blocca la campana maggiore nella posizione “a bicchiere” e, mentre questa è ferma a testa in su, si arrampica sull’incastellatura fino a raggiungere il batacchio della suddetta campana e, impugnatolo, esegue 2 rintocchi in sincronia con le altre 2 campane suonate dell’altro campanaro. Fatto ciò la campana maggiore viene sbloccata e, mentre un campanaro esegue sempre la stessa melodia con le 2 campane minori a batacchio, la campana maggiore viene fatta scendere dalla posizione “a bicchiere” a intervalli regolari in armonia con la melodia eseguita dalle altre 2 campane. Una sorta di segnale che noi bergamaschi definiremmo “alla romana per 3 campane” con alcune interessanti varianti, come l’alzata silenziosa della campana maggiore e i primi 2 rintocchi della stessa eseguiti a batacchio mentre essa permane nella posizione “a bicchiere”.
Questo segnale, ho appreso, è uno dei due che sono stati loro tramandati dai campanari anziani del paese che ora hanno lasciato questo mondo; proviene quindi da una tradizione molto antica che può ancora continuare a vivere grazie a questo gruppo.
L’altro segnale tradizionale loro tramandatogli, è quello che eseguono nelle solennità e nelle feste per annunciare le funzioni religiose. Esso consiste nel suonare a distesa le 3 campane storiche eseguendo scale e sequenze simili alle nostre ma meno rigorose su concetti come “l’andare al botto”.
Il desiderio del gruppo campanari, ora che le campane sono 5, sarebbe quello di poter “rinnovare” il suono a distesa tradizionale aggregandogli le 2 campane minori, suonate anch’esse manualmente con le corde. Questo ora non è possibile, per il fatto che le nuove campane aggiunte non dispongono né di doppia ruota né di corda. Chissà però se in futuro il loro desiderio potrà essere soddisfatto…
Per “adeguarsi ai tempi”, comunque, abbiamo cercato di modificare il suono tradizionale delle grandi solennità descritto precedentemente inserendo le 2 campane minori. Il primo “esperimento campanario” è stato decisamente fallimentare e confusionario: mantenendo tutto come descritto prima, abbiamo tentato di aggiungere le 2 campane minori facendo loro eseguire una sorta di melodia, la quale, risultava però del tutto indipendente da quanto veniva suonato con le 3 campane storiche: nella cella campanaria superiore infatti non era assolutamente possibile udire il suono delle altre 3 campane, salvo le discese del campanone suonato a distesa. Abbiamo quindi optato per un altro “esperimento innovativo” e devo dire che è stato più gratificante del primo, anche se si discostava maggiormente dal suono tradizionale di Prata. Le 2 campane minori venivano suonate a batacchio e le 3 maggiori a concerto, ovviamente in modo tale che la melodia delle 2 campane minori fosse una sorta di “richiamo” per la discesa delle 3 maggiori.
Dopo un’intensa giornata all’insegna di scampanate con segnali più o meno tradizionali, di scatti fotografici ai sacri bronzi e di incantevoli paesaggi, sono dovuto correre alla stazione per prendere il treno del ritorno, soddisfatto per la giornata trascorsa all’insegna della cultura campanaria, cultura tanto vasta e tanto vicina alla popolarità che non si astiene dal rivelarsi anche in piccole realtà quasi sconosciute.
Fabio Zenucchi
Una storia davvero interessante che merita di essere visssuta.