Le campane della basilica di Alzano Lombardo
In parecchi, lungo la mattinata di Martedì 22 ottobre sono rimasti col naso per aria, in direzione del campanile della Basilica, per assistere alla discesa di due campane (la seconda e l’ottava) che avevano bisogno di una sosta di qualche giorno per alcune modifiche che ne migliorassero la statica.
(vedi un’altra immagine presente nella nostra galleria Basilica di Alzano)
Ancora di più nei giorni successivi, quando per forza di cose il campanile è rimasto muto per oltre una settimana, diverse persone si sono informate sul motivo di questo silenzio, forse rendendosi conto di come questo suono familiare scandisca il tempo delle nostre giornate. Sembrerebbe davvero strano: in tempi di orologi digitali, di globalizzazione, di internet, in tempi nei quali qualcuno (pochi, in verità) avverte anche con fastidio il suono dei sacri bronzi, paragonando il loro rintocco a suoni estranei che disturbano la quiete, tanti altri sentono il loro suono come una presenza amica, quasi di casa, che tiene il ritmo del tempo.
Così la campana maggiore, che nei giorni feriali squilla alle 7,15, che in origine dovrebbe essere (così come il suono del Mezzogiorno e quello delle 19.00) l’invito ad elevare il pensiero al Signore con la preghiera dell’Angelus diventa anche il suono grave e serio che accompagna la ripresa della vita e dell’attività di una città, o la pausa di metà giornata o il momento del ritorno in famiglia, al termine di una giornata.
Oltre a questo scandire il tempo, le campane permettono ai fedeli di vivere insieme gioie (Battesimi, Prime Comunioni, Cresime, Matrimoni…) e dolori. Stanno lì per far sostare l’uomo di fronte alla vita nelle sue cadenze più solenni. Il campanile è una sorta di indicatore del cielo: ci mostra la direzione verso cui stiamo camminando. Lo squillare delle campane ci dà l’idea dell’amore di Dio: è incontenibile, supera il tempo, invade lo spazio, oltrepassa i limiti. La campana suscita nell’uomo l’anelito di non fermarsi mai. Di ancorarsi ad un «assoluto», di desiderare quella Patria e quella Casa all’interno della quale la festa non avrà più fine.
Rispetto a qualche decina di anni fa il codice comunicativo delle campane oggi è stato notevolmente semplificato, forse noi non sappiamo più distinguere i vari suoni, che nella modalità dei rintocchi, nel loro numero, e in base alla campana usata veicolano un messaggio diverso: i nostri vecchi sapevano riconoscere non solo la campana a morto che annunciava la dipartita di qualcuno, ma sapevano pure dire se il defunto fosse un uomo o fosse una donna. Così pure alla sera dopo il suono del Campanone si era soliti suonare ol pàter di Morcc, la campana che invitava alla preghiera di suffragio per i defunti che, se anche non fisicamente, continuavano ad essere a pieno diritto membri della comunità cristiana.
Il nostro campanile, una torre quadrata in pietra viva è alto 32 metri venne costruito completamente nuovo nell’anno 1486. Lungo gli anni subì alcune piccole modifiche, l’ultima delle quali nel 1826.
Alloggiava al suo interno un concerto di 8 campane fusa dalla Ditta Monzini di Bergamo fino al 1942, quando per le spese belliche, ogni Parrocchia fu obbligata a consegnare il 50% del bronzo, e l’antico concerto fu malauguratamente smembrato con la consegna delle tre campane grosse.
L’attuale concerto di dieci campane in si bemolle, del peso complessivo di 8500 Kg (dai 2600 Kg della campana maggiore ai 147 della campanina) venne rifuso e completato dalla Ditta Cavadini di Verona, e fu benedetto dal Vescovo di Bergamo Mons. Bernareggi il 20 agosto del 1950. Nel 1964 il suono delle campane venne elettrificato.
La tradizione cristiana vuole che le campane siano dedicate al Signore, alla Vergine o ai Santi, generalmente la scelta viene fatta in base o alle devozioni di una comunità, o in base ai patroni dei singoli o dei gruppi che offrono le campane. Sempre si è soliti fondere nel bronzo alcune scritte e alcune immagini in bassorilievo.
È interessante leggere le dediche, rigorosamente in latino, delle nostre campane, un po’ perché ci ricordano come tutta la comunità si fosse mossa in questa impresa, ma anche perché ci fa rendere conto di come ancora oggi esse rappresentino tutta la Comunità. Dobbiamo premettere che, attualmente si è soliti chiamare con Prima la campana più grossa e via di seguito; la genuina tradizione alzanese (e chi ha fatto a tempo a suonare le campane a mano ben se lo ricorderà) chiamava con Prima la campana più piccola e con Decima il campanone. Di seguito seguiremo l’uso attuale.
Ci piace pubblicare, tradotte in italiano, queste dediche.
La Prima : “Dedicata a San Martino Vescovo, Patrono di questa Basilica, intercedente per noi presso Gesù Cristo Crocefisso e dedicata a Maria salutata dall’Angelo. (E’ la Campana che suona l’Angelus n.d.r.) La Direzione e gli Operai della Cartiera Pigna ne sostennero la spesa, facendo voti di benedizione all’Augusto Pontefice Pio XII”.
La Seconda: “Dedicata a San Bonifacio, a Santa Felicita, agli Apostoli. Gli operai di Alzano vollero che questa campana si riplasmasse nel bronzo, benedicendo, con l’acqua lustrale, il Vescovo di Bergamo Adriano Bernareggi”.
La Terza: (è la campana dei Morti, che suona all’annuncio della dipartita di qualcuno) “In onore di San Remigio confessore della fede. Con i miei rintocchi venero il Buon Pastore, la Regina del Carmelo, le Anime Purganti. Con il contributo dei Parrocchiani”.
La Quarta: “La Regina del Cielo, assunta tra gli Astri, la Vergine del Rosario, Maria Addolorata insieme con S. Anna, Madre sua, sia di sostegno alle madri di famiglia, grazie alle quali effondo i miei ritmici rintocchi”.
La Quinta: “I padri di famiglia mi dedicarono al custode della S. Famiglia, ardente per l’amore del S. Cuore di Gesù e in onore di S. Giovanni Battista”.
La Sesta: “Fusa per la generosità dei commercianti, mando dal campanile il mio richiamo. Dedicata ai Santi Alessandro Martire, Francesco, Domenico e Antonio di Padova”.
La Settima “Dedicata, per il sacrificio dei contadini, in onore di San Pietro Martire, e anche di S. Eurosia, di S. Gaetano, di S. Francesco di Sales. Tengo lontane le intemperie”. (era la campana che veniva suonata anche all’avvicinarsi delle rovinose grandinate estive).
La Ottava “A spese dell’intrepida gioventù maschile, che si affida ai patroni San Luigi, S. Sebastiano, S. Pancrazio, S. Tarcisio e S. Giorgio. Annuncio il giorno di festa”.
La Nona “Le ragazze, alle quali vero ornamento è il pudore, vollero che, a loro spese, fosse dedicata a S. Agnese, insieme con S. Teresina del Bambin Gesù, S. Bartolomea Capitanio e S. Maria Goretti”.
La Decima “Il mio rintocco risuona ovunque, per le piccole offerte dei bimbi e delle bimbe, che mi hanno dedicata ai Santi Angeli Custodi, in onore di San Michele, principe della milizia celeste, di Gesù bambino presentato al tempio e di Maria Bambina”.
Viene in mente un tratto di un libro di qualche anno fa di Oriana Fallaci, che tra le altre cose diceva così: «…Sebbene con i preti io non ci vada d’accordo, e delle loro preghiere non sappia che farne, la musica delle campane mi piace tanto. Mi accarezza il cuore…».
Speriamo che, anche solo attraverso una campana, ciascuno possa sperimentare qualche volta nella vita questa carezza che, se pure se la Signora Fallaci non lo sapeva, è la carezza di Dio.
dibierre