Intervista a Don Gilberto Sessantini, Responsabile dell’Ufficio di Musica Sacra della Curia di Bergamo

Abbiamo intervistato Don Gilberto Sessantini, promotore della tutela della tradizione campanaria nella Diocesi di Bergamo, in merito al dibattito sorto tra gli appassionati di campane a seguito della decisione di installare, sul campanile della Cattedrale di Sant’Alessandro di Bergamo, una sesta campana alle cinque esistenti e di alleggerire la contrappesatura dei ceppi per rendere il suono più affine al sistema a slancio.

Don Gilberto Sessantini racconta la sua esperienza musicale e la decisione di sottolineare peculiarità timbriche delle campane che non sono generalmente udite in territorio bergamasco.

Il Duomo di Bergamo negli anni 2004-2008 è stato interessato da grandi lavori di scavo archeologico e di restauro. Anche il campanile e il concerto di campane, con l’aggiunta di una nuova campana, ne sono stati coinvolti. Ne abbiamo voluto parlare con Don Gilberto Sessantini fautore e direttore degli interventi oltreché Responsabile dell’Ufficio di Musica Sacra e organista e maestro di cappella della Cattedrale.

Un concerto di sei campane, perché?

La prima motivazione è prettamente di ordine musicale. Normalmente sui nostri campanili vi sono concerti a cinque o a otto campane. Essi si basano su una scala eptatonica cioè formata da sette note più la ripetizione all’ottava superiore della prima nota. Ma l’esacordo, cioè la successione di sei note, è alla base della storia musicale occidentale: dal gregoriano a Guido d’Arezzo fino alla prima polifonia l’esacordo era sinonimo di perfezione musicale, capace di esprimere tutta l’armonia. Nell’esacordo sono inoltre contenuti i due accordi modali tipici, quello maggiore e quello minore. Con l’aggiunta di una sola campana, quindi, si sono potuti avere due concerti di cinque campane ciascuno, uno di modo maggiore (Mib-Fa-Sol-Lab-Sib) e uno di modo minore (Fa-Sol-Lab-Sib-Do) e ciò permette una differenziazione notevole dei suoni.

La seconda motivazione è di ordine tecnico: il campanile del Duomo è solamente il campaniletto interno della canonica adattato alla bell’e meglio nei primi del 1800 ad accogliere campane per chiamare a raccolta i fedeli e non più solo i canonici. Essa si erge in un punto nevralgico della costruzione, sempre esposta a spinte e cedimenti. Alloggiarvi un grosso concerto è sempre stato improponibile. D’altronde, la vera torre campanaria, abbattuta l’antica per l’ampliamento del Duomo alla fine del ‘600, non è mai stata costruita. Chissà che un giorno non si possa costruire là dove è stata progettata.

La terza motivazione è invece di ordine economico ed è facilmente intuibile. L’aggiunta della sesta è stata resa possibile grazie ad un offerente. L’amministrazione del Duomo, impegnata nei grandi lavori di scavo archeologico che hanno permesso di recuperare i resti della cattedrale paleocristiana ed il conseguente restauro di tutto l’edificio, certo non poteva permettersi altre spese per avere un concerto ad otto. A tal proposito debbo dire che la nuova campana è stata dedicata a S. Vincenzo titolare dell’antica cattedrale riscoperta. È la voce dell’antica chiesa di Bergamo che torna a farsi sentire!

In realtà poi, le campane del Duomo sono sette, perché vi è una piccola, ora accordata in duodecima rispetto al tono fondamentale, quindi un Sib4, che segnala i cinque minuti prima dell’inizio delle Sante Messe. Nel plenum si fa sentire solo nel giorno di Pasqua, di Natale e di Sant’Alessandro. Contribuisce a creare ed esaltare gli armonici della fondamentale, proprio come nell’organo.

L’aggiunta della sesta campana non è stato però l’unico lavoro di miglioria fatto. Un ritocco in particolare ha suscitato curiosità e in alcuni casi scalpore. Ce ne può parlare?

Ovviamente i lavori sono stati motivati innanzitutto dalla sostituzione del vecchio sistema elettromeccanico che non funzionava più e dalla sistemazione e messa in sicurezza del castello: ne aveva veramente bisogno. Questo ci ha permesso inoltre di verificare lo stato della struttura del campanile e quindi di mettere in cantiere anche il completo restauro sia della copertura in rame che dell’impianto murario, di recente ultimati. Tale lavoro è stata anche l’occasione di una riflessione lunga e ponderata, scaturita anche dai decenni ormai di frequentazione dei campanili e dei concerti di campane, sull’evoluzione del suono delle campane e dei sistemi ad esso correlato. Per quanto fin da bambino suonatore di campane all’ambrosiana, in concerto e d’allegrezza, da una parte debbo confessare il fascino che le campane a slancio hanno sempre avuto su di me e dall’altra i miei studi musicali e di acustica mi hanno portato a considerare l’inceppamento all’ambrosiana un po’ un impoverimento delle potenzialità sonore di una campana. La caduta del battacchio, infatti, impedisce al bronzo di continuare a risuonare e a generare di conseguenza suoni parziali o armonici che arricchiscono, esaltano e rendono bello il suono fondamentale. Abitando ormai da vent’anni sotto il campanile del Duomo e la Torre civica con il suo stupendo Campanone a slancio avevo nell’orecchio tutto il giorno pregi e difetti dell’uno e dell’altro sistema Non potendo ovviamente cambiare tutto l’impianto, anche per ragioni storiche e culturali, ho pensato ad una diversa soluzione: l’alleggerimento dei contrappesi ad un punto tale da rendere più veloce il movimento della campana fino a permetterne la maggiore risonanza possibile, quasi come quella della campana a slancio, e nello stesso tempo tale da rendere possibile ancora l’esecuzione dei concerti con le campane “a bicchiere”, tipico dell’ambrosiano.

Si tratta, allora, di un sistema nuovo, misto?

Non direi. Qualcuno ha voluto vedervi un sistema alla veronese inceppato all’ambrosiana inorridendo per questo ibrido (ho letto alcuni grezzi commenti sul web…). Io lo definirei un ambrosiano corretto o, se vogliamo ragionare in termini matematici-musicali e quindi in termini più scientifici, più razionali e meno superficiali, un ambrosiano leggero. Di solito la contrappesatura è uguale o superiore al 50% del peso della campana rendendo sempre più lento il naturale movimento della campana man mano questa percentuale sale. In questo caso siamo stati al di sotto di tale soglia. Un po’ di calcoli, un po’ di esperimenti ed il gioco è stato fatto. Inoltre, si è ridotto l’arco di movimento della campana a regime normale del motore, per permettere al battente di staccarsi poco dopo aver percosso la campana. Questo accorgimento ha ammorbidito di molto il suono e l’ha reso meno violento e meno aspro, soprattutto per coloro che vi abitano vicino, come il sottoscritto. In tempi come i nostri dove si vuole mettere il “silenziatore” alle campane, questo intervento al motore può essere un primo buon accorgimento, senza ledere in alcun modo la capacità sonora della campana. Debbo dire, anzi, che ora l’onda sonora continuamente rafforzata dalla vibrazione del bronzo si diffonde molto di più. Finalmente le campane del Duomo si sentono anche in Città Bassa! Tale intervento, inoltre, “imita” di più il suono effettuato a mano dal campanaro che certo non dà continui colpi violenti alla campana. Ma il tutto avviene più morbidamente, specie quando un solo campanaro deve far suonare tutto il concerto a distesa.

A proposito di “imitazione” ci pare che anche l’inizio del suono sia diverso rispetto agli altri sistemi automatici.

Si. Normalmente quando un campanaro suona a corda non mette in movimento tutte le campane contemporaneamente. Gli impianti di automazione, invece, fanno partire tutte le campane insieme, creando una cacofonia. Ci sono poi automatismi programmati che fanno giungere le campane a bicchiere dopo un solo colpo o tre, creando un effetto “ansia” molto poco musicale. Ho voluto per le campane del Duomo che questo effetto antiestetico e antimusicale venisse evitato, e quindi, sia a distesa sia a concerto, le campane iniziano una dopo l’altra, anche con un congruo lasso di tempo, per dar tempo all’orecchio di assimilare e assaporare suoni e armonici e di “desiderare” il suono della successiva. È tutta un’altra musica!

L’Ufficio di Musica Sacra da Lei diretto ha emanato delle norme riguardo al ripristino del suono manuale. In Duomo non è stato fatto. Perché?

Perché non si è potuto e questo mi dispiace molto. Tutti sanno di quanto tenga al suono a corda e di quanto il mio Ufficio in questi anni abbia fatto, in collaborazione con la Federazione Campanari Bergamaschi, per la salvaguardia ed il ripristino di tale sistema, anche se ancora non è entrato nella testa di tutti…In Duomo la soletta sotto le campane è stata rifatta parecchi anni fa sigillando tutti i fori di discesa delle corde (si capisce che la ditta scelta allora per i lavori voleva che il suo intervento fosse “a perpetua memoria”. Di fatto lo è anche se è non certo a suo favore…). L’apertura di fori a colpi di martello pneumatico ci è stata sconsigliata dagli esperti strutturisti interpellati. Così abbiamo dovuto soprassedere all’auspicato ripristino. Per il gioco dell’allegrezza, invece, aspettiamo sponsor, perché le casse del Duomo sono esangui visto il prolungarsi dei lavori nell’area archeologica non ancora aperta al pubblico.

Altre novità nel complesso sistema di suoni del Duomo?

Dal momento che le ore vengono battute dal Campanone e quindi la funzione orologio non è necessaria, si è pensato di segnare le ore canoniche, le ore cioè dedicate alla preghiera liturgica con cui la Chiesa scandisce il tempo e sui cui la vita della Cattedrale è regolata. E’à un modo diverso di segnare il tempo e di santificare la giornata perché questo segnale ci ricorda il dovere di elevare la nostra preghiera a Dio: un brevissimo carillon con la nota melodia del Christus vincit suona qualche secondo prima dell’Ave Maria del mattino (secondo le disposizioni vigenti 7.30 nei giorni feriali e 8.00 nei festivi), alle 9.00 (ora Terza), alle 12.00 prima dell’Angelus (ora Sesta), alle 15.00 (ora Nona), alle 18.00 (Vespro).

Inoltre i segnali delle celebrazioni liturgiche sono molto differenziati grazie appunto alle sei campane, distinguendo i giorni feriali e festivi di ciascun tempo liturgico, e riservando il plenum delle 6 ai tempi di Natale e Pasqua.

L’aver reso più veloci le campane e l’aver ripensato tutto il sistema dei segnali permette alle nostre campane, pur non essendo né numerose né grandi, di dare un immediato senso di festa e ormai consente immediatamente l’identificazione delle campane del Duomo rispetto alle altre della Città. Un altro piccolo passo per permettere alla nostra Cattedrale di distinguersi.

Nulla è stato lasciato al caso, dunque?

Non è nel mio stile. Tutto è stato pensato, determinato ed eseguito in base a esigenze e cognizioni musicali, acustiche e campanologiche. Come si dovrebbe fare dappertutto e sempre.

A conclusione dell’intervista va sottolineato che, sotto il profilo tecnico, l’alleggerimento della contrappesatura rende molto difficile il suono manuale delle campane per mezzo delle corde, non tanto per problemi tecnici, ma per il peso che i bronzi vanno ad assumere in virtù della loro maggiore velocità di movimento.  Tale soluzione sonora non compromette tuttavia il suono manuale a tastiera, che la nostra associazione auspica venga installato quanto prima, come ulteriore segno di rilevanza culturale della tradizione bergamasca.

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