Ferruccio Zanetti suona da solo ‘a scala’ un concerto di cinque campane
Uscirà il prossimo mese il nuovo CD della Federazione Campanari Bergamaschi dedicato alla tradizione campanaria della Media Valle Seriana. Una delle tracce musicali sarà dedicata al maestro Ferruccio Zanetti, sacrista presso la chiesa di San Rocco di Albino e aiuto sacrista presso la parrocchia di San Giuliano di Albino. Zanetti ha appreso a suonare da solo a scala le cinque campane in La3 della suggestiva chiesa che custodisce oltre il Serio. Da una necessità è diventata un’abilità, che ha affinato col tempo riuscendo ad eseguire diversi tipi di scale.
Zanetti ha iniziato a suonare a 11 anni, in un’epoca in cui le campane erano buona parte dello svago per gli albinesi. Alla fine degli anni ’50 del Novecento, come da tradizione, esisteva ad Albino la squadra dei campanari della domenica: era il gruppo degli anziani per le feste grandi. I più giovani suonavano nelle feste minori con le cinque campane piccole o con le cinque grosse a seconda che si fosse in tempo d’Avvento o di Quaresima. Una volta divenuti esperti si aveva accesso al gruppo degli adulti. Ognuno all’interno del gruppo aveva campana fissa, conoscendone in tal modo pregi e difetti. Giovanni Persico teneva la campana maggiore e la terza campana; Battista ‘Trincea’ (così chiamato per l’esperienza di guerra) teneva la seconda; due persone si alternavano a quarta e quinta; i ragazzini avevano ottava, settima e sesta. I più giovani, ricorda Zanetti, si contendevano le campane ed era sufficiente qualche errore nella gestione delle corde e mancare il tradizionale ‘suono al botto’ per essere esclusi dal gruppo e sostituiti da altri aspiranti suonatori.
L’allegrezza (vale a dire il suono a tastiera) godeva di un repertorio molto ampio, forgiato a partire dal 1835, con la fusione di nove campane in scala da Si2 naturale a Do#4, e mantenuto con le attuali nove campane in Si bemolle (otto campane in scala con settima minore) fuse nel 1954. Il suono era a carico di Trincea e Patrèse (Patrizio). Per quest’ultimo, penalizzato da difficile stato di salute ad una gamba, i giovani facevano a gara per agganciare le campane. Patrizio suonava per le feste domenicali e per i battesimi (due dei quali venivano celebrati alla mattina e due al pomeriggio). Per le feste maggiori c’erano altri due suonatori: Gioan del Roquel (Roquel è una località posta vicino al cimitero di Albino) e un certo Baroni. Suonatore eccentrico ed estremamente creativo, aveva inventato uno strumento – filmato dai tecnici della Rai negli ’60 – consistente in una doppia tastiera: nella parte bassa si suonava come le tradizionali campanine di vetro, mentre nella parte superiore si suonava percuotendo a martelletto delle corde tese a mo’ di arpa. I bassi erano dati dal vetro, suonato con la mano sinistra, mentre la melodia veniva ottenuta percuotendo le corde con i martelletti.
I campanari anziani, tutti nati alla fine del XIX secolo, avevano trasmesso ai giovani una mentalità fortemente rispettosa in merito alla conservazione delle tradizioni e alla modalità del suono delle campane. Il repertorio d’allegrezza imparata oralmente, senza ausilio di trascrizioni né, tanto meno, di registratori. Gli anziani lasciavano salire i giovani in cella campanaria quando si suonava d’allegrezza ma non permettevano loro di suonare. Si poteva accedere alla tastiera solo quando si dimostrava di essere sicuri e si poteva dimostrare di condurre un brano senza interruzioni dall’inizio alla fine. Ciò comportava un grande lavoro di memoria, che doveva ricordare i brani ascoltati e visti alla tastiera conservando i passaggi originali. Entrare nel novero dei campanari che avevano possibilità di suonare l’allegrezza non era operazione facile, in particolare perché i turni per il suono venivano stabiliti in anticipo, rendendo complesso l’accesso ai nuovi appassionati. Uno strumento di grande ausilio per apprendere il suono d’allegrezza erano, ovviamente, le campanine, le quali venivano suonate con mandolino e chitarra in osteria, durante il periodo invernale, e nei giorni di mercato per raccogliere qualche offerta dai passanti.
In qualità di sacrista, oltre che di campanaro, Zanetti ricorda alcuni dei molti segni eseguiti con le corde, derivanti dall’osservanza di una procedura rigida, generalmente stabilita con capitolato. In occasione dei ‘funeralini’ (vale a dire dei funerali dei bambini), che avvenivano tutti i giorni a causa del cattivo stato di nutrizione e salute dei più piccoli, si suonavano le due campane più piccole. Per l’ufficio funebre si partiva sempre dalla seconda campana maggiore; se l’ufficio funebre era di prima classe si suonavano cinque campane, se era di seconda se ne suonavano quattro, se era di terza se ne suonavano tre. Si suonavano alla vigilia del funerale, dopo l’Ave Maria, e il giorno del funerale alla mattina. Venivano suonate a una a una, a due a due o a tre a tre: pur essendo da soli si poteva comunque eseguire il segno.
Quando il sacerdote ‘portava il Signore agli Infermi’ per chi era in agonia, cioè l’estrema unzione, veniva suonata la seconda campana 3 volte, facendole fare 3 rintocchi (denominata in bergamasco tri olte i tri). A mezzogiorno e alla sera si dava il tradizionale segno dell’Ave Maria: 3, poi 5, infine 7 rintocchi a distesa per indicare i 15 misteri del Rosario.
Le campane svolgevano ad Albino un ruolo civile importante. In occasione dei temporali: si partiva suonando una campana, seguita da altre in modo tale da produrre intervalli sonori insoliti e quasi dissonanti (es. 1-4, 2-5) per lasciare intendere che stava per prodursi un evento negativo o possibilmente dannoso per la comunità..
Per gli incendi le campane venivano suonate ‘a martello’, cioè percuotendo il batacchio contro l’incavo della campana per mezzo della mano: si partiva suonando una campana per giungere infine a cinque, aumentando così il grado d’allarme. Fino ai primi anni ’60 si saliva in cella campanaria per dare il segnale, mentre in epoca più recente, prima dell’automazione, si è fatto uso delle corde, tirate dalla base del campanile.
Per i consigli comunali veniva e viene ancora suonata la campana maggiore, che veniva portata a bicchiere cinque o sei volte. Il sacrista era retribuito dal Comune per l’incarico di ‘caricare’ l’orologio che batteva le ore, incombenza economicamente assolta dalla pubblica amministrazione.
Ecco in conclusione un breve video con il suono scala eseguito da Ferruccio Zanetti:
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