Campanari inglesi a Cento: cronaca di un viaggio in Italia
Articolo a cura di Rosemary Hill
Ogni anno i campanari italiani si radunano per confrontare i diversi sistemi di suono che si sono sviluppati nella Penisola. Lo scorso anno, un gruppo di suonatori inglesi guidato da Stephen Pettman ha partecipato con grande piacere a questo tipo di evento. Da qui l’invito a tornare in Italia in occasione della cinquantaduesima edizione del Raduno Nazionale, tenutosi quest’anno a Cento e organizzato dall’Unione Campanari Bolognesi. Il terremoto che ha colpito la regione lo scorso maggio, qualche settimana prima della data ufficiale dell’incontro nazionale, ne aveva rimandato la data. Nonostante i danni causati dal sisma, il 30 settembre i campanari provenienti da diversi zone d’Italia (e d’Inghilterra) si sono dati appuntamento con gli amici bolognesi per rinnovare una comune passione.
Sfortunatamente Stephen Pettman, organizzatore dei molti viaggi degli inglesi in Italia e promotore di gemellaggi campanari tra inglesi e italiani, non ha potuto partecipare al Raduno. Tuttavia, un gruppo di sei suonatori dotati di sei campanelle, una matassa di corda, magliette, due grandi striscioni e una campanella fusa e decorata per l’occasione dalla Fonderia Whitechapel di Londra, hanno fatto approdo nella bellissima cittadina di Cento il venerdì precedente il Raduno.
Passeggiando lungo le strade del centro non è stato difficile notare le ferite inferte agli edifici dal terremoto. A sottolineare il profondo stato di prostrazione in cui sono caduti i campanari locali sono state le parole dell’albergatore che ci ha dato alloggio, il quale ha raccontato come il suono delle campane manchi intensamente dal giorno terremoto, disastro che ha reso molti campanili inagibili. Nonostante molte delle loro campane siano inutilizzabili (e tali rimarranno per diverso tempo), i campanari bolognesi hanno dimostrato di poter ricorrere ad altri mezzi per poter dare prova della loro arte. La stessa sera, difatti, siamo stati guidati alla visita di un castello mobile di proprietà di suonatori locali ubicato in un garage posto all’esterno del centro cittadino, cui ha fatto seguito un’esibizione sul concerto di cinque campane del peso complessivo di sei quintali: una struttura splendida e davvero emozionante che supera di gran lunga qualsiasi castello mobile inglese in termini di grandezza e imponenza e che consente di apprezzare una tecnica davvero straordinaria.
Al termine del concerto campanario siamo stati accompagnati a una fantastica cena in un ristorante locale, dove le barriere linguistiche sono state facilmente superate da sforzi da entrambe le parti e da generose quantità di una delle specialità locali: vino nero frizzante.
Il giorno successivo siamo partiti di buon umore alla volta di Bovolone – con qualche sosta sul cammino -dove ci attendevano i campanari del luogo per un breve tour della zona. Qui abbiamo visitato due concerti di sei campane, dove siamo riusciti a suonare agilmente nonostante le prime difficoltà imposte dal sistema veronese (ndt. non provvisto di fermi di fine corsa sulle ruote, a differenza di quello inglese). Abbiamo proposto Grandsire, Plain Bob e persino una composizione originale – Cento Bob Minor – mentre i campanari locali hanno offerto una breve esibizione prima di fare ritorno a Cento per prendere accordi per il giorno successivo e per gustare una fantastica cena, ancora una volta innaffiata da vino nero del luogo.
Cielo sereno domenica mattina, fortunatamente sgombro da nubi minacciose, e alle otto mezza ci siamo recati a piedi in Piazza Guercino per registrarci per il raduno e per una seconda colazione nei bar adiacenti la piazza. La giornata è iniziata con brevi discorsi da parte del Presidente dell’Unione Campanari Bolognesi e dei rappresentanti delle autorità civili e religiose (che alcuni di noi sono riusciti a comprendere in parte). La prima suonata di campane è stata eseguita sui bronzi della Collegiata di San Biagio. Sebbene i danni strutturali impediscano di poter suonare ancora le campane a slancio, è stato bellissimo ascoltarle ‘a scampanio’ (cioè ‘a martello’). Con questo primo suono ha avuto inizio una giornata che ha offerto la possibilità di ascoltare suonate di diverso stile.
Sparsi per il centro di Cento c’erano castelli mobili da tutta Italia, il che ha consentito ai passanti di conoscere le diverse tecniche di suono delle campane presenti nei campanili della Penisola, sebbene tutti compresi nell’arco di meno di due chilometri quadrati. I campanari veronesi ci hanno gentilmente messo a disposizione il loro castello per una breve dimostrazione dello stile di suono inglese: sebbene abbiamo trovato le campane del concerto mobile più difficili da gestire rispetto a quelle suonate nei campanili durante le giornate precedenti, siamo riusciti a eseguire una serie di Grandsire Doubles aiutandoci con diversi gesti manuali e smorfie… Conclusa la nostra esibizione abbiamo raggiunto i campanari di Cento, che nel frattempo giravano per il centro dando prova della loro grande passione e impegno, prima di riunirci per il pranzo con tutti i partecipanti al Raduno.
Costituito da quattro portate ed ottimo vino, il momento conviviale è stato occasione per conoscere meglio i campanari italiani e fare pratica con la lingua italiana (personalmente mi sono sciolta nel parlare man mano che bevevo vino…). L’intrattenimento musicale compreso nel pranzo ha avuto inizio grazie a un fisarmonicista posto nella parte opposta della stanza in cui ci trovavamo. Poi qualcuno ha adocchiato le nostre campanelle: da qui il silenzio; tre campanari del nostro gruppo si sono alzati circondati da un silenzio di tomba e hanno eseguito per i presenti (con una leggera emozione) due brani di Plain Bob Minor. Personalmente posso dire che lo smoderato consumo di vino prima dell’esecuzione e l’arrivo di Mirko con un microfono a metà della prima esecuzione non hanno precisamente aiutato a mantenere la concentrazione, ma nessuno dei presenti è parso notare i nostri singhiozzi e la performance è stata accolta tra l’entusiasmo più assoluto. Il momento artistico è stato chiuso dalla recita di una poesia dialettale (che nessuno di noi ha capito) e da una serie di discorsi e di presentazioni di tutte le associazioni presenti al Raduno. In quella circostanza abbiamo regalato una piccola campana, appositamente fusa e incisa dalla fonderia londinese Whitechapel, cui ha fatto seguito un breve discorso del nostro James Smith, che ha espresso sostegno e solidarietà ai campanari bolognesi, in serie difficoltà ‘campanarie’ a causa del terremoto. Sciolta la riunione conviviale, il suono delle campane è proseguito fino a sera, il che ha permesso di fare nuove amicizie e di assaporare la fantastica atmosfera del Raduno.
Un immenso grazie va ovviamente all’Unione Campanari Bolognesi per avere organizzato l’evento nonostante le enormi difficoltà che hanno dovuto affrontare l’associazione e la comunità di Cento in questo frangente. Il loro entusiasmo e la passione dei suonatori incontrati al Raduno è stata contagiosa. Sono stata particolarmente toccata dal caloroso benvenuto di tutti coloro che abbiamo incontrato e dalla generosa ospitalità manifestata in tutti i luoghi che abbiamo visitato. Suonare in Italia con gli italiani è stata, come sempre, un’esperienza meravigliosa e ci lascia la speranza di poter presto ritornare per un altro soggiorno come questo!
Traduzione dall’inglese di Luca Fiocchi