Beni campanari materiali e immateriali alla conferenza di Botticino
Serata alla riscoperta della tradizione del suono manuale delle campane a Botticino Sera (Brescia), presso l’Agriturismo Vallalta, dove il Professor Antonio Massarelli, promotore del primo Ecomuseo d’Italia negli anni ’70, ha dato spazio alle esperienze della Federazione Campanari Bergamaschi e al Gruppo Campanari di Botticino, in una carrellata di riflessioni, immagini e suoni sulla valorizzazione dei beni immateriali e materiali.
Proprio dal valore dei beni immateriali ha avuto inizio la serata con una riflessione da parte del Professor Massarelli sul ruolo che aveva la campana per segnalare l’allarme del maltempo tra le comunità contadine, precisamente mentre sul Colle della Maddalena imperversava un violento acquazzone estivo. Dalla riscoperta del senso del suono della campana è partito il Presidente della Federazione Campanari Bergamaschi Luca Fiocchi, autore di una sintesi dei passaggi strategici che hanno portato alla rivalutazione del suono dei bronzi e dell’insegnamento delle tecniche di suono proprio quando la legislazione all’inizio del Duemila puntava a limitarne il suono in ottemperanza alle disposizioni della Regione Lombardia sulla base dei rilievi dell’Agenzia Regionale per l’Ambiente.
‘La nascita delle scuole campanarie e della Federazione Campanari Bergamaschi – ha osservato Fiocchi – risponde alle dinamiche dialettiche della storia, che in questo in caso ha proposto la riaffermazione della cultura sociale rispetto al potere limitante della regolamentazione asettica dei ritmi e dei codici di rispetto delle diversità e alterità sociali.’ Proprio dalla proposta di un progetto che unisse le forze appassionate al suono delle campane è nata l’idea di fare Amicizia in Musica per dare continuità a una realtà che aveva perso il suo contorno sociale di stampo sette-ottocentesco ma che aveva mantenuto intatto il desiderio di esprimersi nell’ambiente.
Da questa premessa, alternata dal suono delle campanine e della tastiera con campanelli in miniatura, ha avuto luogo l’analisi dell’importanza della conservazione dei beni storici lignei su cui si sono sostenute e mosse le campane sino alla metà del XX secolo. Il restauratore Massimo Ziliani ha rimarcato come salvare quanto resta oggi sui campanili con travi e ceppi in legno sia un passo fondamentale per recuperare conoscenze e tecniche costruttive andate perdute e per recuperare un gusto per il suono che i contemporanei hanno perduto. ‘Attraverso lo smontaggio e il rimontaggio di strutture quali quelle del santuario della Madonna della Coltura di Lenna, si è potuto tornare ad apprezzare un suono assolutamente puro, ove il legno, andando a spegnere gli armonici secondari delle campane, ha messo in risalto la timbrica originaria del bronzo, oggi rovinata dalle molteplici vibrazioni e sollecitazioni date dalle campane stesse sui telai in ferro o, in alcuni casi, ancora in ghisa, che popolano il paesaggio campanario attuale.’
L’esperienza delle campane tra le giovani generazioni è stata appannaggio di Manuel Cortinovis di Lenna, classe 1992, polistrumentista e vicedirettore della Banda di San Martino Oltre la Goggia. Cortinovis ha ripercorso la sua esperienza con la Scuola Campanaria di Roncobello e la crescita musicale nella Banda di San Martino, affermando come il fare musica divertendosi sia un ingrediente fondamentale per la continuità di un progetto musicale, che salva una musica antica rigenerandola costantemente con le forze dei giovani che si avvicinano ad essa attratti dalla possibilità di potersi esprimere attraverso semplici strumenti imparati ad orecchio. ‘Proprio l’uso della memoria è uno dei vantaggi principali del genere della musica tradizionale, che si fonda sulla proposizione di melodie tramandatesi oralmente da XIX secolo sino al Terzo Millennio e oggi trascritte per salvare e dare consistenza materiale a un patrimonio puramente orale.’
La testimonianza finale è stata a carico di Avelino Busi, classe 1933, campanaro storico di San Gallo di Botticino e fautore della creazione del Gruppo Campanari di San Gallo, che ha raccontato la complessa operazione di recupero della tradizione manuale del suono delle campane in terra bresciana, martoriata da un’elettrificazione devastante dei concerti campanari con l’asportazione sistematica dei sistemi di suono manuale. Avelino Busi ha letto per l’occasione una poesia in bresciano sul valore sociale del suono delle campane, augurandosi che con il sostegno economico del territorio sia possibile recuperare campanili e mettere alle stampe memorie e immagini delle tradizione, strumento fondamentale per dare coscienza a un processo storico di rivitalizzazione di uno degli elementi della tradizione orale della zona.
La ricca esposizione di contenuti ha avuto come conclusione il pensiero del padrone di casa, Antonio Massarelli, che, a partire dal progetto del recupero del valore della Bellezza nel senso più alto del termine, ha espresso vivissimo apprezzamento per il progetto di riscoperta della tradizione, prospettando diverse iniziative atte a valorizzare un patrimonio che va a intercettare riscoperta dell’ambiente, gusto per i monumenti, suono dello strumento musicale: un progetto da scrivere anche per la bellissima zona del Colle della Maddalena, che da Botticino verso il lago di Garda intesse uno scorrere di campanili da riscoprire e riabilitare al suono della mano e della conoscenza dell’uomo.
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