Il canto del cembalo

Un interessante video pubblicato su Facebook dalla pagina Rare and Strange Instruments (link accessibile per chi ha stretto amicizia con la FCB sulla pagina di Facebook) illustra un automa del 1772 ritraente la regina di Francia Maria Antonietta intenta a suonare le corde di un clavicembalo come un cembalo con due bacchette identiche a quelle impiegate per il suono delle campanine. La gestualità dell’automa e l’epoca della sua produzione di origine tedesca ha fatto immediatamente pensare al mondo campanario lombardo antico e alle sue relazioni con strumenti contigui e terminologia affine. Nella pianura bergamasca (Osio e Caravaggio per citare un esempio) le campanine venivano e vengono chiamate cèmbol (cembalo) e una suonata per campanine s-cembolàda. Diversi campanari avevano e hanno in casa piccoli cembali su cui esercitare il patrimonio della tradizione campanaria, buona parte di questi di fabbricazione ungherese.

Cover-cembalo

Campanine in metallo con martelli in legno

Lo strumento cui alludiamo è effettivamente chiamato cìmbalom e venne probabilmente introdotto in Lombardia sotto l’impero austro-ungarico per la sua particolare sonorità in qualche modo affine ai nostri vetrofoni. Lo strumento è stato oggetto d’interessi di molti compositori di tardo ottocento di aerea slava e di diversi autori italiani, tra cui si segnala il bergamasco Stefano Gervasoni. Una serie di rimandi e collegamenti semantici e musicali provano l’esistenza di una rete che certamente collegava una pluralità d’interessi verso una sonorità e una gestualità che rinvia allo strumento preparatorio per il suono a tastiera che con gli anni ha conosciuto sviluppo parallelo ai materiali di costruzione del settore artigianale.

Immagine di copertina dalla pagina di Facebook Rare and Strange Instruments.

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