Cronache campanarie: Colleoni torna a splendere a Malpaga con la sua campana

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Sabato 12 agosto 2017 ha aperto presso il castello di Malpaga la mostra Gli stemmi ritrovati, iniziativa a cura di Gabriele Medolago, studioso di storia locale in ambito lombardo, evento in cui spicca la presentazione di quella che risulta essere sino ad ora la campana più antica della bergamasca. Una campana analizzata e presentata, per la prima volta nella storia della campanologia locale, con tutti i crismi della scientificità in collaborazione con diversi collaboratori locali, tra cui ricordiamo Giuseppe Togni, Sindaco di Cavernago, Andrea D’Amico, membro della Pro Loco Due Castelli Cavernago Malpaga, e Giovanna Ravasio Franceschin, studiosa e guida del castello nonché profonda conoscitrice dei suoi segreti.

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Nutrito il numero di visitatori nel pomeriggio d’apertura, i quali hanno potuto ammirare da vicino un manufatto bronzeo di assoluto pregio. Due sono le caratteristiche che distinguono la campana di Malpaga dagli altri bronzi tardo medievali e primo rinascimentali: l’essere musealizzata e dunque non più funzionante; essere una campana di uso fondamentalmente civile ad uso privato a differenza della pressoché totalità delle campane presenti in bergamasca. A ciò si accompagna il fatto di essere purtroppo fessurata, il che non consente di poterne apprezzare la nota. Di fonditore ignoto, il manufatto quattrocentesco (1458) presenta notevoli analogie con la campana del 1474 di Gasparino da Vicenza: forma allungata, assenza pressoché totale di decorazioni con eccezione di un’elegante corniciatura nella parte alta e due stemmi nobiliari con aggiunta di una croce. La miniguida alla mostra entra nel dettaglio della descrizione del pezzo, ampiamente esposto su pannellature a muro.

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Una foto ottocentesca (1880 circa) la ritrae sulla cima delle merlature con un ceppo in legno fortemente deteriorato e la ferramenta di sostegno, una parte della quale ancor oggi resta ancorata alle maniglie, eccezion fatta per i due tiranti laterali. Sappiamo che la campana rimase in uso sino alla fine del XVII secolo, mentre nel corso del XIX secolo, come recita la guida alla mostra, “fu verosimilmente rimossa al momento in cui venne disfatto il tetto per lasciare scoperta la torre, come la si vede oggi, cosa avvenuta forse nel 1891, data graffita all’interno della campana ed anche su di una pietra del cortile, forse con riferimento al restauro del fortilizio.”Gabriele Medolago ricorda come il senatore e avvocato Bortolo Belotti (1877-1944), biografo del Colleoni, avrebbe suonato per segnalare attacchi nemici e per la morte dello stesso condottiero, occorsa il 3 novembre 1475. “La piccola campana del castello, che aveva salutato gli arrivi, le feste, i preparativi di guerra e tutte le gloriose giornate del capitano, subito dopo l’Ave Maria, diede i segni della morte avvenuta, che furono ripetuti da altre campane squillanti nella grigia malinconia dell’alba autunnale nei luoghi legati al Colleoni, alla Basella, a Martinengo, a Romano.”

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Sebbene di uso civile, la campana aveva segnalato la morte del grande condottiero, che aveva avuto il merito di commissionare una campana giunta sino a noi nella sua assoluta semplicità e nobiltà. Una campana che torna a essere nota e apprezzata al pubblico e agli appassionati di campane e che rafforza l’idea di un censimento sistematico delle campane medievali e rinascimentali presenti sui campanili delle chiese sussidiarie del territorio orobico. Un sincero ringraziamento ai promotori della mostra per avere messo in luce uno dei tesori nascosti della manifattura artistica bergamasca medievale. Nella foto a lato da sinistra a destra: Andrea D’Amico, Luca Fiocchi, Gabriele Medolago, Giuseppe Togni e Giovanna Ravasio Franceschin.

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