Campane in bicicletta con GoPro: video di colli e Città Alta in tempo reale
La tecnologia al servizio dell’arte della memoria è stata sin dall’inizio nei progetti della Federazione Campanari Bergamaschi uno dei punti centrali d’azione. L’arte del suono della campana viene documentata dal vivo nella dimensione spaziale e temporale grazie a un’iniziativa sperimentale che punta a catturare nello spazio di due ore d’orologio – dalle 10:00 alle 12:00 di venerdì 25 agosto 2017 – ciò che accade nelle strade e sui colli di Bergamo, Città Alta, Piazza Duomo, le mura. L’idea, proposta dal giornalista Alessandro Macciò, è stata quella di catturare in tempo reale cosa accadesse all’interno dei campanili, dove i membri dell’associazione orobica annunciavano la festa dall’interno e dalla cima delle torri campanarie. Un’attività svolta per secoli nel silenzio del servizio religioso da sacristi e campanari, che dalla dimensione criptica e occulta dei campanili pronunciavano l’annuncio più potente che si potesse dare attraverso il percuotere dei bronzi.
Oggi la tradizione del suono manuale delle campane, ripresa dal punto di vista culturale e socializzante, torna a essere protagonista nei giorni di festa nelle dimensioni urbana e vallare, con strumenti musicali di tradizione settecentesca che suonano melodie a scala e a tastiera proiettandosi tra i suoni della città: traffico, rombo di motori, passi, voci, suoni di cicale.Il timer posto accanto ai diversi campanili visitati dalla GoPro indica lo scorrere dei minuti nel corso della mattinata: un tempo intensissimo in cui pietrificare scorci e richiami di festa, una dimensione in cui paesaggio visivo e paesaggio sonoro s’intersecano inesorabilmente. Attraverso l’occhio della GoPro scorrono i diversi contorni di Bergamo: il paesaggio collinare di Castagneta e San Vigilio (che sembrano essere un angolo di valle), il borgo storico (con i suoi palazzi ed echi di vita), le mura (che proiettano la vista verso l’orizzonte della pianura). Tre prospettive in cui la forma dell’immagine e il volume e il corpo del suono variano costantemente a seconda dello spazio naturale o urbano in cui ci si trova.
Volutamente, all’interno del documentario non ci sono parole che raccontino lo svolgersi dell’evento sonoro: la parola è data dal paesaggio, che nelle sue diverse sfaccettature racconta la natura multiforme e sempre sorprendente di Bergamo. L’obiettivo del documentario è stato quello di portare la sensibilità delle persone a cogliere i suoni dell’ambiente, a recuperare quella capacità d’ascolto caratteristica delle società della nostra storia secolare, che a partire dal 1970, ha progressivamente perso valore. Tornare ad ascoltare significa tornare a guardare e capire le nostre radici, che con un suono si propaga dai colli ai vicoli antichi delle città per coinvolgere e creare nella comunità il clima della festa. Grazie a tutti coloro che sono tornati ad ascoltare il paesaggio sonoro del tempo che tocca le nostre esistenze.