Un ricordo di Lorenzo Anesa a un anno dalla scomparsa

Ieri, giovedì 28 settembre 2017, si è ricordato un anno dalla morte di Lorenzo Anesa, uno dei più grandi campanari che la tradizione bergamasca abbia avuto. Originario di Peia, pur non essendo mai stato campanaro ufficiale a Gandino ha svolto un ruolo essenziale nella divulgazione di un repertorio tanto ricco quanto unico nella varietà dei suoi generi dell’allegrezza: inni religiosi, rielaborazione di frammenti d’opera di Donizetti e Bellini (che venivano eseguiti durante le Messe), ballabili e marce di diversa matrice, suonate per campane tramandate oralmente e solo in minima parte trascritte nel 1950 dal maestro Nodari avente come modello Quirino Picinali, detto Manòt (1880-1962). Lorenzo Anesa si è posto all’interno della scia dei grandi maestri titolari per operare sintesi e divulgazione fuori da Gandino di un repertorio altrimenti destinato a cadere nell’oblio.

Lorenzo Anesa ha aderito alla nostra associazione dalla prima ora, comprendendo l’importanza dell’avere nuove leve per portare avanti un patrimonio ricco come quello delle valli e della pianura orobica, tanto ricca di campanili come di tradizione locale. La sua presenza su molti campanili della bergamasca ha permesso la diffusione di un repertorio a cinque, otto e dieci campane frutto della sovrapposizione e dell’eredità di diversi campanari, che hanno costituito uno stile compatto nonostante la diversità degli apporti (tutto questo possiamo dedurlo in base a ciò che ci rimane e dai racconti di chi ci faceva comprendere da quali contesti diversi emergesse il desiderio dell’originalità nel corpo della tradizione).

Stile inimitabile, persona chiusa e schiva quanto generosa di parole, racconti e aneddoti con chi sapeva indagare e scoprire lati meno noti degli episodi gandinesi legati alle campane. Grazie alla sua opera di salvaguardia è stato possibile ricostruire il repertorio di Gandino secondo la storica suddivisione in classi per le suonate a cinque, otto, nove e dieci campane, con splendidi esempi di musica che meritano, a tutti gli effetti, un’analisi musicologica. Lorenzo Anesa, ‘il più umile perché il più grande’, come ha avuto a sottolineare il prevosto Don Innocente nella serata del novembre 2016 a lui dedicata, sottolineando il legame esistente tra la figura e l’eredità di Lorenzo e il cartiglio citato da Don Innocente e posto all’ingresso della Basilica: MAJOR QUIA HUMILIOR. Il più grande perché il più umile (Matteo Evangelista).

 

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