Cronache campanarie: concerto di campanine a Calolziocorte
Serata di tradizioni musicali antiche a Calolziocorte presso la Chiesina della B. V. di Lourdes; sabato 4 novembre la Federazione Campanari Bergamaschi in collaborazione con la Parrocchia di San Martino Vescovo ha organizzato un concerto di campanine in occasione della Solennità Patronale di San Martino Vescovo di Tours.
Occasione per intrecciare l’antica tradizione campanaria a quella di una parrocchia di confine diocesano, vicina al Lago di Como. Inni religiosi, marce, scòtish, monferrine, valzer, polche e mazurche costituiscono un repertorio orale invidiabile di cui ogni centro si faceva portatore e custode, oggi registrato e trascritto su pentagramma in forma sistematica per dare forma a una memoria altrimenti destinata a perdersi irrimediabilmente.
Calolziocorte è un esempio delle terre di confine della diocesi di Bergamo in cui la tradizione ha avuto rilevanza nel passato con le sue poderose campane in Si bemolle fuse da Pruneri di Grosio (Valtellina) nel 1903 e successive rifusioni di Ottolina del 1923 e 1950, inoltre può vantare la memoria dello storico campanaro Angelo Rondalli (1938-2014) figlio di campanaro e compositore di musica per campane a festa.
Altra testimonianza importante si trova a Carenno con il repertorio di Biagio Rossetti, registrato negli anni ’90 dal ricercatore Valter Biella.
Terminato il concerto, molta gente si è avvicinata per conoscere e approfondire una tradizione di cui si sentivano partecipi, i risuonatori in vetro, metallo e ottone, lasciati in esposizione hanno suscitato grande curiosità, interesse e tanti ricordi ai loro occhi, ricordi del padre, del nonno, dello zio o della loro infanzia circondata da questi strumenti artigianali, costruiti con passione e attenzione per esprimere la creatività e la passione che i campanari custodivano e tramandavano con gelosia.
Esperienza unica, come del resto la sensazione che tutti i concerti sanno donare. Vedere che in un paese abbastanza grande c’è ancora così interesse per l’antica tradizione del suono dei bronzi, auspica speranza nella tutela e la conservazione di questo inestimabile patrimonio che, grazie ai giovani, sta lentamente rinascendo.
Un esempio eclatante è proprio Calolzio: nonostante l’elettrificazione del concerto campanario, avvenuta alla fine del XX secolo, i Calolziesi hanno voluto mantenere le corde per aver la possibilità di suonare i bronzi manualmente, come vuole la tradizione, tra la primavera e l’estate 2017 è stata ripristinata anche la tastiera manuale per il suono d’allegrezza, da anni scollegata e non funzionante e inaugurata il 3 giugno.
Il suono delle campane va a scavare nel passato di ognuno di noi, e ci aiuta a riscoprire l’antico piacere di osservare il mondo e il paesaggio dall’alto, con occhi colmi di bellezza, eliminando l’aspetto critico, purtroppo, diffuso nella società odierna. Un suono che attira l’attenzione della nostra mente e diffonde allegria e felicità, un suono e una tradizione che è venuta consolidandosi proprio negli ultimi anni con la dichiarazione da parte della Regione Lombardia come Patrimonio Immateriale delle Regioni Alpine.