Campanari del cielo 2020

Il pensiero che dedichiamo ogni anno ai campanari scomparsi assume nel 2020 un significato ben più profondo, dai risvolti drammatici, in un tempo, quello della pandemia, che da 100 anni non aveva più conosciuto segni così laceranti. Parlare di musica e del significato della campana è stato in quest’anno 2020 occasione per rivivere un tempo intriso di molteplici risvolti. Molti mezzi d’informazione si sono occupati di campane nel tempo del coronavirus. Ricordiamo le interviste di Antenna 2 Clusone in occasione del concerto cittadino del 25 agosto e lo speciale di Rai Magazine sul dramma di Bergamo, iniziative editoriali che hanno messo in primo piano il ruolo dei bronzi e i suoi richiami speciali che vanno ben al di là di ogni credo religioso. Quest’anno 2020 due campanari ci hanno lasciato, due grandi suonatori che pur non essendo mai stati parte della nostra associazione, hanno dato una testimonianza molto importante per la tradizione del suono delle campane. In primo luogo ricordiamo Pasquale Castelli, di Cirano, frazione di Gandino, che per molti anni fu campanaro ufficiale della Basilica, e che ricordiamo per l’abilità è l’eredità che ha trasmesso alle generazioni successive, conservando un patrimonio forgiatosi nei secoli sulle 10 campane del cuore della Valle Gandino. Secondo campanaro che desideriamo ricordare è Attilio Panza, di Villa d’Adda, uomo mite che abbiamo conosciuto negli scorsi decenni e che ha rappresentato la continuità di una tradizione attraverso il suono a distesa. Dietro queste due figure che ci hanno salutato in questo ambito, vogliamo sempre ricordare tutti coloro che hanno dato ai giovani suonatori un grande modello di amore per la tradizione, di attaccamento a quello che è il suono inteso come mezzo per comunicare gli eventi che legano i diversi pezzi della società. La decisione di utilizzare il termine ‘pezzi’, nel senso di frammenti, diviene metafora d’immagini che sembrano drammaticamente ritrarre una società che fatica a intendersi come corpo unico di fronte agli eventi che sconvolgono la nostra natura. Tutte le chiusure già vissute e nuovamente previste per le nostre aree sono in qualche modo segno di un corpo che fatica a identificarsi come tale, in cui il forte individualismo prevale sul senso della responsabilità sociale, facendo ricadere decisioni autarchiche come un macigno sul prossimo. Il pensiero va proprio a coloro che sono scomparsi dandoci un grande esempio di coerenza e dedizione in un mondo che ha messo sull’altare la tecnologia al posto dei valori umani. Ma in questo caso la tecnologia, se ben utilizzata, diventa strumento di coesione e di mantenimento di relazioni altrimenti destinate a scomparire. Possa la nostra opera restare viva attraverso il suono delle campane, che anche ora, seppur ridotto, mantiene forza intatta nella grata memoria di chi ha dato a noi un esempio importante. Sia questo da guida e monito per le giovani generazioni che si avvicinano a una delle più grandi tradizioni che possiamo annoverare nelle nostre terre. Buona Festa dei Santi a tutti.

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