Ricordi dei campanari di Bàresi: la China di Giüstì

Riscoprire tradizioni e personaggi del mondo delle campane di angoli nascosti della bergamasca, dove la passione per questo suono è rimasta intatta nel corso dei secoli: le scoperte più interessanti si hanno nel momento in cui si conoscono figure non note al grande pubblico appassionato delle campane e che, tuttavia, hanno lasciato una grande testimonianza nella memoria della gente. Proprio in occasione negli anniversari di nascita o di morte, piace ricordare in questo caso una suonatrice di campane nativa di Roncobello, nella frazione di Capovalle, di nome Domenica Milesi (1911-2003), successivamente sposatasi e trasferitasi a Bàresi, luogo dove mantenne inalterato il legame e il gusto per il suono delle campane. Oltre agli appunti che abbiamo pubblicato nel 2004 in occasione del volume sulle campane di Roncobello per il Cinquantesimo di fusione e benedizione, presentiamo i ricordi diretti di chi ha conosciuto questi ‘personaggi’ del mondo delle campane. Si ricordano così i 110 anni dalla nascita, che coincide con il 23 settembre, giorno della pubblicazione di quest’articolo.

Benedizione delle campane di Bàresi nel 1954

In questo caso ci vengono aiuto gli abitanti di Bàresi he suonavano spesso le campane insieme a Domenica, detta ‘China di Giüstì’. Figura originale, come molti di coloro che appartennero al mondo antico delle campane, ma certamente di grande aiuto per trovare una conferma di come vi fosse un buon numero di suonatrici all’interno dei campanili, non solo suonatori. Nel 1928, in occasione della fusione del nuovo concerto di Roncobello, le ragazze di Roncobello del tempo scrissero un testo appassionato dedicato a ciascuna delle 8 campane installate sul concerto della Parrocchiale.

Da tale lettura si coglie con quanta passione anche le ragazze vedessero nelle campane uno strumento d’espressione della propria religiosità e dell’attaccamento alle tradizione del paese. Il linguaggio poetico tende a enfatizzare la gioia di avere acquisito un bene così prezioso come otto campane nuove dieci anni dopo la Grande Guerra.

Domenica Gervasoni, detta China di Giüstì

Viene spontaneo pensare che tra le redattrici di questo semplice documento devozionale vi fosse anche Domenica. L’immagine presente sulla lapide di Bàresi racconta di lei come persona appassionata al suono nelle maggiori festività della frazione di Roncobello, in particolare per l’Immacolata e San Giacomo. Ragazzi e ragazze si radunavano nel campanile per seguire i suoi comandi, che, a grandi linee, seguivano quello dello stile bergamasco. Le interviste, marcate da spontaneità e grande vigore narrativo, confermano la vitalità di una tradizione che è rimasta forte anche nei luoghi in cui la passione per il suono delle campane – a differenza di altre aree della bergamasca – non ha mai giocato un ruolo assolutamente primario. Notevoli però sono le testimonianze scritte che caratterizzano quest’area proprio per l’originalità del citato documento, che vale la pena ricordare.

La China (ndr Domenica) era nata a Capovalle. Aveva sposato il figlio dei Giüstì e abitava qui a Bàresi. Erano tante sorelle e tre fratelli. Suonavano a Roncobello e di conseguenza era in grado di comandare il suono delle campane e dava gli ordini: ‘Prima, segónda, tèrsa! La quinta tirela ‘m pé! Tégnela, mòla! Ahah..’ La China aveva l’età di mia madre e io quando avevo iniziato a suonare avrò avuto 15, 16 anni. Probabilmente era a metà degli anni ’50, dopo che hanno messo le campane nuove. Io mi ricordo quando hanno messo le campane in piazza: abbiamo preparato tutto l’arco e l’impalcatura per poter sostenere le campane. Si vede nella fotografia: c’erano le figlie di Maria. Il vescovo doveva chiamarsi Piazzi. Se ricordo bene, il vescovo che era venuto a benedire le campane molto probabilmente era passato alla mattina. Era stata una cosa solenne: le campane erano state messe nel parcheggio che si trova vicino all’abside della chiesa. Le campane erano state appese a un tronco e i padrini mettevano su la mano per la benedizione. Si vede che andavano in ordine di portafoglio! La prima la teneva la Manzitto. Avevano una fonderia: la fonderia Rodari. Il secondo era l’ingegner Bonetti, che probabilmente aveva meno soldi. Terza era l’Emilia di Valsecca (ndr frazione di Bàresi). Quarto era il Mariüs e quinto lo zio Dante. Per decidere i padrini si andava in base a chi voleva dare. So che mio marito probabilmente ci teneva a tenere la campana battesimo. La China arrivava giù nel campanile e comandava quando c’era festa per l’Immacolata, per San Giacomo e per le feste solenni. Si mettevano nel campanile. Ogni tanto una campana la tiravano in piedi e stava ferma: ol campanù. Poi quarta, terza, seconda, prima, poi il campanù. Quelli che suonavano nel campanile erano sia ragazzi che ragazze. Che casì! Si lasciava andare la campana quando comandava lei, ma lei sapeva quando farlo perché si vede che su a Roncobello andavano a suonare: lei era pratica, forse perché a Roncobello erano adulti; noi qui eravamo tutti ragazzotti. Lei era l’unica che si tirava fuori dal gregge!’

Le le immagini della benedizione delle campane, che avvenne in occasione delle Prime Comunioni del 1954, anticipano i suoni che di lì a poco avrebbero avuto luogo in occasione delle solennità che tra agosto e dicembre caratterizzano e animano la piccola frazione montana di Bàresi. Proprio in queste circostanze la China fu animatrice instancabile dei suoni nel campanile, confermando l’energia, nella semplicità, di una comunità di pratica legata ai propri beni ecclesiastici. Grazie per quanto è stato dato, insegnato e ricordato dalle alte valli orobiche in questa circostanza della memoria.

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