Il Venerdì Santo a Gandino
Venerdì Santo all’insegna del suono della batola e delle grida. È l’antica tradizione di Gandino, che prevede, all’interno della sospensione del suono delle campane, il richiamo a voce dall’alto del campanile della Basilica. La bàtola batterà ritmicamente imitando la cadenza degli antichi orologi a mano dei campanili. L’articolarsi dei due suoni viene poi interrotta da un energico sbatacchiare del manufatto, cui segue il richiamo dei matütì, de la funziù o della Via Crucis. Si tratta di momenti cruciali per il Venerdì che storicamente si conservano attraverso la voce e un tagliere adattato a strumento musicale, con ferri piegati e adattati per poter risuonare sulla struttura.
Nel silenzio assoluto del venerdì, un tempo, risuonava in modo energico. Oggi certamente attutita dai rumori del tempo moderno, che difficilmente si fermano il Venerdì Santo, resta un segno inequivocabile che viene portato avanti da Celestino Caccia, presidente del Gruppo Campanari di Gandino e aderente alla Federazione Campanari Bergamaschi. La voce, quella di Fulvio Masinari, ha sostituito negli ultimi anni quella di Emanuele Bertocchi. La vecchia tradizione viene ancora dal sacrista Battista Torri (1912-2001).
Come già riportato nel bollettino storico della Parrocchia di Gandino del 1982. Proprio da Battista Torri, Celestino ha ereditato questa tradizione che porta avanti coerentemente e pazientemente da molti anni. Un momento di profonda arcaicità, che conserva nella sospensione dell’anima del Venerdì Santo tutta la potenza della riflessione e della proiezione verso il trascendente. Abbiamo confezionato per l’occasione un brevissimo video realizzato dai volontari in cui si vede l’ascesa alla terrazza del campanile della Basilica di Gandino, della bàtola e le grida che fanno da richiamo alla popolazione in sostituzione del suono nelle campane. Buona visione a tutti.