CD – ‘Il canto del cembalo’. CD virtuale on-line dedicato a melodie di Leffe e Gandino su cembalo ungherese.
Il canto del cembalo è una breve raccolta di brani in omaggio alla tradizione musicale di Leffe e al nostro campanaro Lorenzo Anesa, scomparso nel 2016, sperimentatore di molti suoni della tradizione su strumenti eterogenei di peculiare natura. Uno di questi fu il cembalo ungherese, strumento diffuso in Europa orientale che conobbe fortuna anche nei nostri territori proprio per la particolarità del suono e per la capacità di produrre risonanze suggestive nell’esecuzione di brani della tradizione colta e della tradizione popolare. Venne e viene ampiamente impiegato in Europa orientale (testimone di ciò sono suonatori ambulanti rumeni presenti in Lombardia) e nella musica colta con esempi in Bartók, Liszt, Kodály e Stravinsky. In particolare, per quanto concerne il nostro mondo popolare, furono i campanari della Valle Gandino Lorenzo Anesa di Gandino (1951-2016) e Giuseppe Bonandrini di Casnigo (1935-2006) a cimentarsi su questo strumento, costruendo su di esso numerosi esperimenti sonori. Nella tradizione popolare il cembalo veniva e viene suonato in piedi (tenuto a tracolla e sostenuto con una pesante corda), a differenza della tradizione colta (cui si è assimilato lo stile di Anesa e Bonandrini), dove viene suonato appoggiato su di una superficie.
Tra gli anni ’80 e ’90 del XX secolo, Anesa esercitò e immortalò alcuni brani della tradizione gandinese antica e, per quanto concerne Leffe, diverse musiche composte da Arturo Zenoni e da altri campanari della tradizione antica locale. Il suo stile conferisce un’atmosfera belle époque a brani generalmente ascoltati sulle delicate campanine di vetro, di metallo e sulla massiccia tastiera del campanile. Ciò che maggiormente impressiona nella realizzazione di questo CD virtuale è la plasticità della struttura compositiva campanaria, che si presta a un’esecuzione su una gamma variegata di strumenti, ciascuna con una resa timbrica diversa ma ugualmente affascinante. La sapiente mano di Lorenzo Anesa ci consente quindi di apprezzare esecuzioni davvero originali, esperimenti domestici che certamente tali sarebbero rimasti se non fosse per il metodico lavoro di digitalizzazione del suo archivio privato che ha messo in luce diversi tesori nascosti. Lorenzo Anesa donò il suo archivio alla nostra associazione all’inizio del 2016, otto mesi prima della sua morte, occorsa il 30 settembre dello stesso anno. Una settantina di nastri C60 e C90 su cui aveva immortalato molte delle sue prove sonore eseguite su strumenti che aveva costruito in modo assolutamente artigianale. Ciò permise di salvare un patrimonio di esecuzioni originali, tra cui questi frammenti che proponiamo all’ascolto.
Diverse sono le notizie raccolte sul cembalo ungherese, alle quali si affiancano interessanti informazioni sparse attorno alla natura dello strumento cembalo. Come tutti gli strumenti a cavallo della tradizione sacra, colta e popolare, anche il cembalo, nel suo significato etimologico e nel suo sviluppo strumentale, conosce diverse evoluzioni sin dai tempi biblici. Nei salmi si citano gli apparati strumentali del Re Davide, da cui intuiamo come il cembalo fosse una sorta di percussione costituita da piccoli piatti di metallo. A ciò si è associato, con i secoli, un suono assai simile a quello dei carillon delle campane, quello dello zimbelstern, la cui fortuna si materializzò nel corso del XVII secolo nel repertorio di Johann Sebastian Bach, in abbinamento all’organo come dettaglio timbrico decorativo. La pluralità di significati si accresce con cémbol nella pianura bergamasca. Il termine veniva utilizzato per indicare le campanine, strumento costituito da risuonatori in vetro per esercitare le suonate d’allegrezza che venivano poi realizzate sul campanile.
Dunque, una pluralità semantica e organologica si raccoglie attorno al cembalo: percussione da citazione biblica, complemento timbrico dell’organo, cordòfono ungherese e vetròfono orobico. Su questo s’innesta il patrimonio dell’allegrezza, che scopre nuove pieghe sonore di ascendenza inaspettata. Da qui nasce l’idea di raccogliere nove brani – registrati da Anesa in forma sperimentale tra il 1980 e il 2000 – da proporre all’ascolto in forma pressoché originale e integrale, in omaggio a una tradizione che trova sempre nuova linfa vitale e vitalizzante attraverso le sue molteplici sperimentazioni e indovinate ricerche sonore. Buon ascolto.