La tradizione campanaria di San Giuliano di Albino. Intervista ad Alfonso Bosis.

La tradizione delle campane bergamasche si arricchisce di una nuova preziosa testimonianza, data da Alfonso Bosis, lui classe 1934, campanaro di Albino e campanaro più anziano della nostra associazione. Come spesso accade in queste avventure di conoscenza del passato, il tutto è avvenuto abbastanza casualmente, ricevendo un contatto dal dottor Alfonso Bosis su interessamento del nostro Riccardo Carrara, grande suonatore di campane d’allegrezza che ha permesso al nostro Alfonso di mettersi in contatto con l’associazione e scrivere una lunga lettera in cui raccontare le vicende non solo campanarie ma per gran parte professionali che hanno caratterizzato la sua esperienza biografica. Laureatosi in agronomia presso l’Università Cattolica di Piacenza, Alfonso Bosis intraprese ben presto una brillante carriera attraverso enti statali e aziende private in materia di agricoltura e successivamente in ambito finanziario.

Professionalmente attivo sino all’età di 81 anni, Bosis ha custodito una preziosissima memoria sulla tradizione campanaria di San Giuliano di Albino. Va detto che Albino si caratterizza per due tradizioni parallele che afferiscono ai due maggiori campanili presenti nella città di Albino. Parliamo cioè della Parrocchia di San Giuliano e parliamo della Santuario della Madonna della Gamba di Desenzano al Serio, frazione di Albino. La tradizione del suono delle campane di San Giuliano risale al XIX, con brani già per otto campane. Compositori ed esecutori hanno avuto un vivace avvicendamento sul campanile della Parrocchiale tra il XIX secolo e il XX secolo. Diverso è il percorso musicale del Santuario della Madonna della Gamba, che vide l’installazione di un concerto di 9 campane nel 1931, con il suono di allegrezza appannaggio della famiglia Pegurri. Dopo un primo contatto telefonico nel gennaio del 2024, gli scambi d’informazioni con Alfonso Bosis si sono intensificati e attraverso la linea telefonica Bosis ci ha raccontato la storia delle campane e dei suoni che caratterizzano il loro tesoro della memoria.

Da qui è nata l’idea di confezionare un breve video in cui campanaro storico di Albino ricorda il periodo tra la requisizione del Secondo Conflitto bellico e la metà degli anni ’50, che videro il ripristino e la fusione di un concerto di campane per nove bronzi, dotato della settima minore, chiamata anche mezza voce e, per favorire la modulazione e l’ampliamento delle melodie. La narrazione di Alfonso Bosis, lucida, vivace, a differenza degli altri portatori della tradizione che abbiamo intervistato, unisce alla voce lo scritto, il che rende il tutto assolutamente originale nella sua anomalia: parole e immagini che si trasferiscono sulla carta per opera di chi ha vissuto in prima persona questi momenti storici di recupero di un patrimonio che pareva perso nel mezzo della guerra.

Dopo aver raccolto informazioni come tasselli sparsi narrati al telefono, è sorta spontanea la necessità di sistematizzare questi frammenti in un discorso unitario che aiutino a rispolverare e riscoprire questo repertorio, uno di più antichi che la tradizione ci ha regalato e che si intende, con il tempo, riportare sulle campane su cui è nato. Vogliamo ringraziare sentitamente l’associato Alfonso Bosis per avere condiviso con noi i ricordi con entusiasmo e precisione, e per avere allo stesso tempo offerto uno sguardo insolito sulla società del dopoguerra e la sua evoluzione. La tradizione su cui si focalizza la nostra ricerca si circoscrive alle nove campane del concerto più antico, esulando dall’aggiunta del complesso più recente che è andato a portare il campanile a essere casa di ben 17 bronzi. Buona visione.

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