Tesori da riascoltare. La Piva di Gàmbara.

La Piva o Pastorale di Gàmbara è una delle testimonianze più interessanti del suono di allegrezza in terra bresciana. Su un piano globale, in Lombardia, sono poche le testimonianze rimaste circa il suono delle pive e delle pastorali nel tempo del Natale (ricordiamo la Pastorale di Rosate e di Canneto sull’Oglio).

Il genere pastorale conosce diffusione nel mondo letterario già dall’antica Grecia per passare poi a Roma e proseguire in epoca medievale. Il tradizionale contrasto tra il mondo bucolico naturale della campagna e della città è un binomio che da sempre ha contrassegnato la produzione artistica di autori di capitale importanza per la storia della letteratura. Da Teocrito a Ovidio, sino ad arrivare agli autori della letteratura medievale europea e, nel nostro contesto specifico, quello popolare, il termine pastorale si traduce in quello di allegrezza per indicare la gioia che i pastori provavano attraverso lo strumento della Piva o cornamusa per la nascita del Bambino Gesù. Tale continuità tematica, a partire dalla semplicità della vita bucolica, acquista un nuovo sapore proprio in funzione di un evento religioso che è alla base della cultura Cristiana. Da qui l’idea della creazione di una melodia che ha sviluppato un ampio uso di diversi strumenti sia in ambito popolare che in ambito colto. Tra tutti ricordiamo la sinfonia di Beethoven numero 7, chiamata Pastorale. Il nostro contesto popolare, pure nella sua semplicità, presenta aspetti di sicuro interesse, essendo un collage di diverse melodie che si raccolgono attorno ad un tema comune: prova di questo ne è anche la semplice ma significativa pastorale di Gàmbara, strutturata in un tema di fondo con almeno due temi di contorno.

Bergamo può senz’altro valutare un discreto numero di melodie salvate dalla memoria e riportate sulla tastiera dei campanili in occasione del tempo delle feste. Il caso di Gàmbara rimane invece molto particolare perché proviene da una registrazione storica su disco 78 giri ad opera del tecnico fonico Giuseppe Gandellini, nato a Brandico nel 1899, per molti anni residente a Verolanuova prima di spostarsi nella città di Brescia, ove morì nel 1990.

Nel 1943, in piena epoca di requisizione bellica, Giuseppe Gandellini riuscì a registrare diverse musiche da concerti campanari che dovevano essere tolti e che solo in rari casi e rimossi interamente. La Piva di Gàmbara è costruita sul concerto di cinque campane al tempo presente sul campanile, che riprende la classica cadenza in sei ottavi delle pive natalizie con le conseguenti variazioni sul tema. Rispetto a Bergamo, questa testimonianza resta l’unica su cinque campane, a differenza delle pive e delle pastorali orobiche strutturate su otto o dieci campane. Si tratta, al di là del numero di campane, di una testimonianza molto peculiare anche per le variazioni impostate sulla melodia di base, che arricchiscono l’interesse e l’ascolto. Grande è la testimonianza lasciata da Gandellini con le sue registrazioni, straordinaria opera di cui vogliamo rendere ragione con un brano che altrimenti sarebbe svanito nel nulla e che invece può tornare a vivere sui campanili grazie a tale memoria. La buona notizia è che le campane non vennero rimosse, sicché ancora oggi possiamo ascoltarle come nella registrazione del 1943. Si tratta di un concerto fuso da Crespi di Crema nel 1835. La differenza tra le campane reali e quelle della registrazione, in Mi bemolle, sta nel fatto che nella trasposizione su disco la velocità è cresciuta modificandone la percezione. Il timbro resta però quello originale, salvando così un bene che quest’anno compie 190 di attività per la comunità locale.

 
Riportiamo qui sotto l’audio originale accompagnato da alcune immagini storiche del paese di Gàmbara. Grazie come sempre la Fondazione Civiltà Bresciana per il supporto fonico e visivo per la realizzazione dei nostri video. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *