CD – ‘Felìs ricorda Manèch’. CD virtuale on-line sulle suonate del campanaro di Gandino Giovanni Nodari.

Tra i patrimoni musicali di maggiore rilevanza della terra bergamasca, il suono delle campane svolge un ruolo culturale di grande importanza. In questo caso parliamo del suono di ‘allegrezzaì, vale a dire ‘a tastiera’, che a Gandino ha sempre svolto una parte fondamentale nella celebrazione delle maggiori solennità e dei battesimi. Molti sono i campanari che si sono succeduti nel corso dei secoli, ma pochissimi sono i campanari di cui abbiamo informazioni e notizie da fonte vivente. Uno dei pochissimi casi di grande interesse è quello del campanaro Giovanni Nodari (1879-1958), chiamato Gioanì Manèch (o Manèc a seconda della grafia), che fu campanaro tra il 1923 il 1953. Tutto grazie all’immensa opera di salvaguardia del nostro campanaro storico Tarcisio Beltrami (1922-2019), detto Felìs, il quale resta come intangibile testimonianza della memoria musicale campanaria della nostra terra. Tra i suoi molteplici ricordi, Tarcisio custodiva suonate apprese a orecchio a Gandino attorno al periodo 1933-1934, all’età di 11-12 anni, quando aveva iniziato a lavorare in piazza, presso la bottega di un ciabattino, in bergamasco scarpulì.

La scoperta fortuita di queste suonate risale attorno al 2012, durante una delle numerose interviste effettuate. Abbiamo avuto la possibilità di registrare Tarcisio Beltrami in tre contesti diversi: nel 2001, con le visite guidate al campanile di Roncobello, quando vennero eseguiti moltissimi brani mai sentiti prima della vecchia tradizione per otto campane di Leffe; nel 2006, quando, insieme a Lorenzo Anesa e Bernardo Pezzoli, attraverso una serie d’incontri s’iniziò a scavare nel repertorio più vecchio della storia di Leffe; infine nel 2012-13, Tarcisio, a seguito di un intervento chirurgico, per probabile effetto provocato dall’anestesia, iniziò a ricordare brani che non aveva mai eseguito prima. Riemerse così dalla memoria qualche brano della tradizione di Peia, quando il concerto era ancora di otto campane (vale a dire prima della rimozione bellica dei bronzi maggiori negli anni 1942-43) cui si aggiunsero, riferendoci al nostro contesto, sei suonate che aveva appreso dal campanaro Giovanni Nodari (1879-1958), detto Gioanì Manèch, l’ultimo autentico campanaro titolare della Basilica di Gandino dal 1923 al 1953, che invitò più volte il giovanissimo Tarcisio – avendo intuito la sua passione – a salire sul campanile per ascoltare ed eseguire i suoni d’allegrezza, nonché suonare ‘a dondolo’ tutte le campane per avvisare i contadini degli imminenti temporali.

La straordinaria memoria di Tarcisio Beltrami ci ha regalato un autentico gioiello che, diversamente, sarebbe restato ignorato, e che teniamo a condividere con i nostri lettori. I brani che Tarcisio ha riportato sono di diverse classi e fanno tutti riferimento ai battesimi, quando era tradizione che, in settimana, il neonato ricevesse l’aspersione accompagnato in sottofondo dal suono delle campane della Basilica, cioè durante la cerimonia stessa. Non è difficile collocare temporalmente il momento in cui Tarcisio imparò questi brani. Era probabilmente il 1935. Queste suonate, depositate nella sua memoria, sono preziosamente tornate a galla.
A Tarcisio avevamo dato un registratore a cassette C60-C90 su cui avevamo posto due etichette (una di colore rosso e una di colore verde) per poter schiacciare i bottoni e registrare. Niente di digitale: eravamo ancora all’alba dello streaming. Tuttavia, per Tarcisio, un registratore a nastro era già quasi fantascienza. Eppure, Tarcisio, aiutato nei procedimenti tecnici dai familiari, era riuscito a salvare molti brani prima che la memoria cominciasse a cedere e lo conducesse alla scomparsa, avvenuta nel marzo del 2019 all’età di 96 anni. Dalla vitalità delle sue mani sono emersi questi brani che raccolgono e fotografano un’epoca per stile e composizione. Sono brani interamente anonimi e tuttavia carichi del fascino tipico delle suonate di Gandino, marcate da una energica luminosa musicalità che ancora oggi non conosce paragoni.
La breve ma significativa raccolta propone quanto segue:
- Marcia in tre parti.
- Marcia in due parti al ritmo di 6/8 con cadenze e linee tipiche – specie nella seconda parte – della musica da ballo degli anni ’20-’30 del XX secolo.
- Mazurca in due parti.
- Marcia in 2/4 e due parti, che abbiamo ritrovato ampliata nelle versioni più recenti di Andrea Castelli, che operò tra la fine degli anni ’50 e la fine del XX secolo.
- Marcia in 6/8 e due parti.
- Marcia per otto campane, probabilmente appartenente al repertorio delle novene. Secondo la tradizione che abbiamo raccolto, i primi giorni della novena di una festa maggiore erano caratterizzati da brani per otto campane. Si passava a nove campane e a dieci man mano che ci si avvicinava alla solennità.