Campane bresciane in conferenza al Museo Strumenti Musicali
Incontro divulgativo al Museo Strumenti Musicali di Brescia sulla riscoperta della tradizione del suono delle campane nel territorio della Leonessa. L’iniziativa, promossa dall’instancabile Professor Virginio Cattaneo con la collaborazione del segretario Arturo Bettoni, ha visto la presenza del presidente della Federazione Bresciana Campanari Renzo Spalenza e dei campanari Avelino Busi, Francesco Dolfini, Luca Quadri e Massimo Ziliani in rappresentanza dei portatori della tradizione, reduci dalla fresca esperienza del 23 novembre a Bagolino e del 30 novembre a Pompiano per la Solennità di Sant’Andrea.
La parola all’inizio della serata è stata appannaggio della musica con il suono delle campanine, suonate da Massimo Ziliani e da Luca Fiocchi, presidente della Federazione Campanari Bergamaschi, che ha illustrato la saldatura tra i progetti musicali delle due associazioni cugine. Il rilancio della tradizione nato nelle valli bergamasche ha varcato il fiume Oglio da qualche anno, affrontando una realtà ben più difficile di quella orobica a causa di un’elettrificazione selvaggia dei concerti campanari e di un’assenza grave di ricambio generazionale di suonatori.
Ripartendo da Pompiano, la Federazione Bresciana Campanari ha mosso i primi passi verso la costituzione di un’associazione che riunisce campanari di diverse aree della provincia con inclusione di suonatori della diocesi di Cremona. Nel centro della bassa bresciana, nel 2009, a seguito di ristrutturazione del campanile, sono state installate tre nuove campane che hanno portato il concerto da cinque a otto bronzi in Mi bemolle. L’iniziativa di Pompiano si è legata a quella di San Gallo di Botticino Sera, dove il poeta dialettale e campanaro Avelino Busi ha attivato una scuola per giovani campanari sulle cinque campane locali della chiesa parrocchiale, riutilizzando le catene per il suono a corda e ripristinando all’uso la tastiera staccata ai tempi dell’automazione del concerto.
A un’opera di progressiva sensibilizzazione sul territorio ha fatto seguito, quest’autunno, la reinstallazione delle corde sull’importante concerto di nove campane in Si bemolle sul campane di Bagolino. Unitamente alla nuova frequentazione e scoperta di campanili suonabili, a Brescia il mondo campanario inizia a compiere i primi passi sicuri per una ripresa. Luca Ferremi ha raccontato l’esperienza del recupero della tradizione sul territorio di Bagolino, forte di 33 campane e di un concerto ripristinato al suono manuale con le corde. L’entusiasmante esperienza sarà con molta probabilità un viatico per la creazione di una locale scuola campanaria per i più giovani, già sensibili alla tradizione grazie alla fondamentale presenza del plurisecolare Carnevale.
Su invito di Virginio Cattaneo, Luca Fiocchi ha successivamente illustrato la natura delle campanine, risuonatore antico impiegato dai campanari per esercitare il suono a tastiera sulla cima del campanili: suono arcaico di lastre di vetro sbeccate, supportato da vibrafoni in ottone e metallo, le cui caratteristiche organologiche sono state spiegate da Massimo Ziliani, autore dei restauri delle incastellature campanarie di Lenna e Oneta di San Giovanni Bianco, in Valle Brembana (Bergamo).
La serata, articolata in due momenti intimamente collegati, ha dato successivamente spazio a due importanti interventi di Agostino Mantovani ed Eugenio Baresi sul valore della cultura immateriale, con particolare riguardo per la pubblicazione dello scorso maggio 2014 del volume di Mantovani dedicata alle mille e più definizioni del termine ‘cultura’, del suo profondo legame con l’antico lessema ‘coltura’ e delle sue molteplici rilevanze nella rivalutazione della natura umana in tutte le sue specificità conoscitive. Un sincero grazie ad Eugenio Baresi per il suo intervento sul valore della riscoperta di ciò che è cultura, nel segno della quattro giornate dedicate a tale tema che il Museo ha voluto dedicare su invito di Arturo Bettoni.
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