Cronache estive. La tradizione campanaria patrimonio immateriale a Roncobello

Serata della Scuola Campanaria di Roncobello nella chiesa di SS. Pietro e Paolo per presentare il lavoro svolto tra il 2000 e il 2016 per promuovere la salvaguardia del suono manuale delle campane. Brani della tradizione brembana e seriana, suonate della Valle Gandino e della pianura, con repertori differenziati per melodie e stile. Il presidente della Federazione Campanari Bergamaschi, Luca Fiocchi, ha presentato il progetto d’inventario dei Patrimoni Immateriali delle Regioni Alpine, al cui interno si registra ora la tradizione del suono delle campane della provincia di Bergamo.

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Filmati tratti dall’archivio della Federazione, immagini storiche di benedizione di campane nuove nel Secondo Dopoguerra, interviste e documentari per esprimere il valore di un’esperienza meritevole di conservazione.

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Tra le testimonianze rilevanti delle attività di un gruppo musicale resta anche l’apporto di chi ci ha lasciati prematuramente, non per questo venendo meno l’affetto e la memoria per chi ha dato a progetto musicale ai suoi primi passi tra il 2000 e il 2003. È il caso di Manuel Regazzoni di Bordogna, scomparso giovanissimo in un tragico incidente nel gennaio del 2016. Vivace suonatore e costruttore di originali risuonatori in legno conservati presso la Scuola Campanaria di Roncobello, a conferma della capacità che ha avuto il progetto nato nel settembre del 2000 di stimolare menti e animi alla creazione artigianale di strumenti musicali. Un breve filmato degli anni 2000-2001, che lo ritrae nella fase pioneristica della Scuola, disegna negli occhi di chi conosce il gruppo un’immagine assai spontanea, indubbiamente non accademica ma assai efficace nella sua capacità comunicativa.

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Una serie di brani religiosi in omaggio di Manuel Regazzoni ha chiuso la serata di fronte a un pubblico non numeroso ma attento e partecipe, cosciente del valore raggiunto dai propri giovani. La speranza è che la consapevolezza dei traguardi raggiunti sia condivisa in forma più ampia, visto l’enorme lavoro svolto in sedici anni attività sul territorio della Valsecca. La Scuola Campanaria di Roncobello resta in ogni caso un efficace strumento di diffusione del nome della località alpina per l’Italia con le centinaia di concerti svolti, interventi televisivi, produzioni discografiche e conferenze.

A questo si deve affiancare un intervento quanto mai urgente del castello campanario, ormai coperto di ruggine, con parti meccaniche al limite della sicurezza e in stato di evidente abbandono. Gli appelli sinora non raccolti non sminuiscono la necessità dell’intervento, un bene in ferro e ghisa prodotto dalla Breda di Sesto San Giovanni e voluto dagli avi nel 1927, che si è conservato in mediocre condizioni solo grazie al ridotto tasso d’inquinamento presente in Alta Valle Brembana.

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I beni ereditati vanno salvaguardati indipendentemente dal fatto che si trovino a livello terra o in quota. Ancor più nel caso delle campane, che sono beni mobili. Perdere un bene prezioso nella sede del progetto musicale che ha dato vita al cammino verso il riconoscimento di Patrimonio Immateriale delle Alpi andrebbe ad accodarsi ai molteplici esempi di disastri culturali italiani. Alla popolazione di Roncobello lasciamo questa riflessione al fine di pensare alle fatiche compiute dai propri bisnonni per avere un tesoro musicale ancora presente, sebbene seriamente compromesso nella sua parte strutturale. Da qui un accorato e sincero appello a non lasciare tra l’indifferenza un tesoro della memoria altrimenti destinato a estinguersi.

 

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