Cronache campanarie: Boltiere riaccende la tradizione del suono della memoria

Pomeriggio denso di emozioni a Boltiere per il concerto della Federazione Campanari Bergamaschi. Una tradizione riscoperta grazie all’impegno del volontariato, sostenuto dal valore della memoria, che mantiene vive le immagini di campanari del passato con la loro opera forte nel suono delle campane ma silenziosa e discreta nel salire scale vecchie e inerpicarsi sui castelli per agganciare le campane e avviare il suono a festa.

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Una fatica, quella dei campanari di pianura, che ci hanno narrato con tinte colorite Giancarlo Durelli, maestro di musica nonché campanaro, e Alfonso Agazzi, da anni residente in Brasile ma lucido mèmore del suono del Secondo Dopoguerra. Oggi il suono dei campanili meno conosciuti torna a farsi sentire, con modalità nuova: il suono dall’alto delle torri sulle tastiere manuali ricostruite e con i concerti di campanine, momento di condivisione di melodie altrimenti destinate a perdersi per sempre. Il concerto di domenica 22 gennaio è stata la terza tappa di un percorso di riscoperta e rilancio della tradizione del suono manuale.

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Il primo momento va al cuore della memoria, del ricordo del suono, del salvataggio del repertorio perduto, registrato e messo su pentagramma, divulgato attraverso i giovani allievi campanari con video didattici in cui emergono le tecniche esecutive locali, i clichés espressivi, le cadenze caratteristiche che usavano i campanari del luogo. Insieme alle melodie perdute riemergono i nomi degli esecutori storici o i soprannomi, come Angelo Madona (1910-1989) di Bottanuco (frequentatore del campanile di Boltiere e suonatori di piatti nell’omonima banda) o il suonatore locale detto ‘ol moro’ (di cui non si hanno al momento altre notizie), campanaro del Secondo Dopoguerra successivamente emigrato in Belgio.

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Il secondo momento porta le note dimenticato sullo strumento principe: la tastiera del campanile (vedi articolo de ‘L’Eco di Bergamo’ accanto). Qui la motivazione della parrocchia e del parroco, in circostanze felici, porta al ripristino della tastiera, quindi alla riproposta delle suonate che originariamente – seppure in minima parte – venivano eseguite mezzo secolo fa sul campanile della parrocchiale.

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Il terzo momento importante sta nella condivisione della ricerca secondo il migliore spirito della cultura popolare, che non vede un proprietario dei saperi bensì un movimento di condivisione che conduce a un sapere maggiormente consapevole, spesso frutto d’integrazione e ricomposizione di conoscenze frammentarie che erano quelle del vivere quotidiano di metà Novecento, scampato alle disgrazie belliche e proiettato verso un benessere che avrebbe in pochi decenni messo da parte un ricordo secolare oggi riportato in auge attraverso i giovani. Il senso della riscoperta è stato pienamente avvertito nello snodarsi delle melodie originarie della Valle Brembana e Valle Seriana, oggi Patrimonio Immateriale delle Regioni Alpine, con un’importante parentesi centrale dedicata al repertorio locale sopravvissuto e rivitalizzato. Giancarlo Durelli e Riccardo Carrera, promotori della riscoperta e trascrittori dei brani locali, hanno sostenuto con entusiasmo le tre tappe citate di fronte a un pubblico numerosissimo e caloroso che ha reso ragione del lavoro svolto in questi mesi.

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Mentre gli operatori di Rai3 salivano in maniera del tutto in attesa sul campanile per catturare da vicino il suono dei bronzi del 1950 e intervistare i campanari presenti in cella per aprire i suoni del pomeriggio, il parroco Don Giuseppe si rivolgeva al pubblico presente prima e al termine del concerto: “Buonasera a tutti e grazie di essere presenti. Sono salito a chiamare i campanari in cima al campanile … non vengono giù più … sono innamorati delle campane … Grazie per essere qui per questa proposta, semplice ma al tempo stesso bella e significativa. Questo concerto di campanine della Federazione Campanari Bergamaschi con allievi e maestri capitanati dal loro presidente. Questo concerto si tiene per inaugurare il ripristino della tastiera manuale che era stata tolta in occasione degli ultimi lavori. Su sollecitazione di Giancarlo Durelli, Riccardo e Carrera e Luca Fiocchi è nata l’idea di ripristinare, valutata la fattibilità. Segno di festa e melodia.

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Quando si vede il campanile del proprio paese, venendo da fuori, ci si sente a casa: è segno del nostro legame col territorio. Un ringraziamento al fabbro Adriano Agazzi per aver costruito la tastiera nuova e alla ditta Elettrocampane di Caravaggio per avere svolto il lavoro del gioco a festa. Altri lavori di ammodernamento verranno svolti prossimamente. Il suono delle campane ci lascia qualcosa di bello nella testa e nel cuore. Imparare a voler bene al suono delle campane, ad amarlo e a voler bene a quello che alla fine ci richiama, i valori religiosi di fede, e, se vogliamo, anche quelli civili. Grazie a tutti!”

Il concerto ha visto uno spazio dedicato ai giovanissimi della Scuola Campanaria di Scanzo, che ancora una volta dimostrato come si possa iniziare a fare musica in tenera età dando prova delle proprie capacità nel lavoro di gruppo. Giovanissimi che hanno suonato tra musicisti di diverse generazioni: dai portatori della memoria storica ai giovani insegnanti, ai giovani allievi sino ad arrivare alle nuovissime promesse: una carrellata di diverse età riunite attorno alla comune passione per lo strumento campana declinato nelle sue diverse forme espressive.

Un sincero ringraziamento al pubblico di Boltiere, al parroco Don Giuseppe, ad Adriano Agazzi, Giancarlo Durelli, Riccardo Carrera e tutti coloro che con l’opera e la memoria hanno permesso di ricostruire figure di personaggi storici ormai dissolti nell’alone della leggenda popolare. A tale proposito un sincero ringraziamento va rivolto al presidente del Gruppo Folkloristico Musicale dei Sìfoi di Bottanuco, Marco Verzeni, per aver fornito identità e immagini sul campanaro Angelo Madona e all’anonimo informatore che, a fine concerto, ci ha ricordato che ‘ol moro’ portava il nome di Sperandìo.

Un nome tanto arcaico e legato alla profonda fede della religiosità bergamasca che prendiamo come viatico per future avventure e conquiste musicali, come, tra le possibili ipotesi, la creazione di una scuola campanaria locale.

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