Cronache campanarie: campane e corno nello spirito delle Orobie

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Entusiasmante incontro musicale domenica 23 aprile 2017 al Santuario della Madonna della Coltura di Lenna (Alta Valle Brembana-Bergamo) tra la Federazione Campanari Bergamaschi e il musicista e suonatore di corno delle Alpi Martin Mayes, maestro scozzese residente da anni a Torino. Docente di musica e promotore di laboratori nelle scuole elementari, Martin Mayes – già moto sul territorio bergamasco per la sua partecipazione nel 2015 al progetto In viaggio sulle Orobie – ha intrapreso dal 2004 uno studio sul suono delle campane e la sua applicabilità nel mondo dell’insegnamento musicale. Un incontro fortunato nel cuore nelle Orobie propiziato dal fotografo e documentarista di Branzi Baldovino Midali, autore di numerose pubblicazioni sul patrimonio faunistico e floreale della Valle Brembana e da sempre attento osservatore dei patrimoni materiali e immateriali che interagiscono sul territorio per la salvaguardia di memorie e usanze.

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Giunto al Santuario della Coltura di Lenna – uno dei maggiori esempi d’integrazione tra architettura sacra e paesaggio alpino e pervaso da quello che i latini chiamavano genius loci (lo spirito del luogo) – Martin Mayes ha sfoderato un corno delle Alpi in Fa, producendo dapprima qualche melodia all’ingresso del Santuario e subito dopo, percorrendo le scale lignee che conducono alla cella campanaria, ha proteso il lungo tubo al di fuori del perimetro murario per fare da bordone alle melodie religiose e popolari per cinque campane eseguite sulla struttura interamente lignea restaurata nel 2005 grazie al contributo della Provincia di Bergamo.

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Ingrediente fondamentale e immancabile della Coltura: il vento. Raffiche di grande potenza hanno proiettato lo spirito di uno strumento tanto arcaico nella piana di Lenna, salutando le acque del torrente, dirigendosi verso Valnegra e più a nord sino alla chiesa di Bàresi, ben visibile dal campanile della Coltura. Momenti di profonda emozione all’esecuzione dell’Inno della Sacra Spina di San Giovanni Bianco, dell’Ave Maria di Lourdes e di melodie popolari, riprese dalla cella campanaria e dal prato circostante il Santuario. Dopo il suono a scala e a distesa per il mezzogiorno proposto dai campanari della Federazione Campanari Bergamaschi, con cui Baldovino collabora da anni (partecipando nel 2014 alla realizzazione del documentario La mia terra la mia gente), i ragazzi della Scuola Campanaria di San Giovanni Bianco hanno proposto insieme ai maestri alcuni brani con le campanine, risuonatori in vetro, metallo e ottone impiegati per apprendere i brani che vengono eseguiti sulla tastiera del campanile nei giorni di festa.

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Notevole l’interesse manifestato da Martin Mayes per il suono delle campane bergamasche, proponendo a propria volta su piccoli campanelli didattici alcune scale per campane caratteristiche del sistema di suono britannico (risalente al 1650, vale a dire un secolo prima dello sviluppo del sistema di suono bergamasco). Un intenso scambio d’impressioni ed emozioni che certamente potrà portare a nuove esperienze comuni, legando in tal modo due strumenti radicalmente inseriti nel contesto alpino in progetti di divulgazione sul territorio. Oggi il patrimonio del suono delle campane del territorio bergamasco è Patrimonio Immateriale delle Regioni Alpine, riconoscimento che con i suoi duecento suonatori e cinque scuole campanarie si affaccia sulle realtà sperimentali vallari cosciente dell’importanza di dare linfa sempre nuova ai tesori della valle, mai sopiti e sempre ricchi di sorprese.

Martin Mayes ha così commentato la visita sul campanile di Lenna: “Per me è stata una grandissima emozione perché dal 2004 m’interesso del mondo delle campane, ho fatto alcuni progetti attorno all’idea delle campane ma è la prima volta che mi sono trovato su un campanile accanto alle campane che suonano. È veramente una cosa bellissima: sono molto contento. Il concetto di paesaggio sonoro è per me un concetto molto importante.

Sia il corno, che si è poi evoluto in corno d’orchestra, che il corno delle Alpi e il corno da caccia, sono strumenti nati nello spazio, nel paesaggio, per cui l’idea di trovare una via di sviluppo comune è per me molto importante, che fa parte della natura stessa dello strumento. Personalmente sono molto attento alla natura dei suoni, in particolare suoni come quelli del corno delle Alpi e delle campane, che viaggiano nello spazio. Stando sul campanile ho avuto la sensazione di essere immerso nei suoni, come in fondo al mare. Il colore del suono della campana e il colore del suono del corno sono molto antichi a differenza degli strumenti di oggi che sono molto belli ma ‘raffinati’.”

Baldovino Midali ha ricordato il lungo sodalizio con Martin Mayes: “Ci siamo conosciuti in occasione del viaggio sulle Orobie e credo che quest’incontro sia un’ulteriore occasione per valorizzare i nostri luoghi. Le esperienze musicali giovanili col saxofono, imparato a suonare in maniera espressiva assolutamente a orecchio, hanno marcato la mia sensibilità, che si unisce alle immagini che catturo e compongo nei miei documentari. Probabilmente un lavoro comune sulle fotografie e sui filmati può offrire nuovi spunti creativi. Certamente può nascere un progetto stimolante e in armonia.”

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La stessa Federazione Campanari Bergamaschi ha sottolineato come la collaborazione con persone di fine sensibilità quali Baldovino Midali e Martin Mayes possa essere di grande aiuto per sviluppare la riflessione sul concetto di paesaggio sonoro attraverso sperimentazioni musicali quali quella realizzata sul campanile del Santuario della Coltura. Il progetto Paesaggio sonoro con campane, promosso dall’Archivio di Etnografia e Storia Sociale della Regione Lombardia, ha condotto all’inserimento della tradizione campanaria orobica nel patrimonio delle memorie locali che si esplicano nel caso delle campane bergamasche, attraverso una comunità di pratica vivace e dinamica che attinge energie dalle nuove generazioni in un progetto di musica d’insieme.

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