Incontri d’estate: un giornalista campanaro a Bani di Ardesio
Sabato 15 luglio abbiamo incontrato ai Bani di Ardesio, in Alta Valle Seriana, una delle molteplici figure di campanaro che si presenta sugli scenari dei campanili bergamaschi. Alessandro, residente a Padova ma da sempre villeggiante in Alta Valle Seriana, è giornalista villeggiante veneto e appassionato estimatore della tradizione del suono delle campane. Sin da piccolo, racconta Alessandro, condivideva come altri giovanissimi la mania di tenere per parecchio tempo lo sguardo all’insù nell’intento di vedere le campane manuali di qualche torre della zona volteggiare, immaginando, spiega con entusiasmo, di osservare cosa stesse succedendo all’interno del campanile stesso, ove le squadre erano impegnate nel celebrare le solennità con i bronzi ‘al botto’.
In tenera età ha iniziato a suonare a corda, prima nel santuario e poi nella parrocchia della località di residenza estiva. I soggiorni in Valle Seriana s’intervallavano a lunghi periodi di residenza nelle maggiori città italiane, occasione per cogliere quale profonda differenza vi fosse e vi sia tra il paesaggio sonoro montano e quello urbano, in particolare alludendo alla potenza comunicativa delle campane, che in quota ‘risultano amplificate per intensità ed energia. In città il suono delle campane risulta invece assai attutito e in certo omologato al rumore urbano. Nelle valli bergamasche si sente che le campane sono ancora una passione popolare; nelle città, invece, sono una questione puramente meccanica.’ Un’osservazione che riconduce immediatamente al decreto sul suono delle campane emanato nelle varie diocesi lombarde, documento applicativo di una disposizione regionale degli anni ’90 del XX secolo che misurava in decibel tutti gli agenti sonori disturbanti, tra cui le stesse campane.
‘Le campane bergamasche’, segnala Alessandro, ‘si distinguono per la bellezza del suono e per la varietà dei richiami, ben maggiore rispetto ai suoni standardizzati delle città. ‘I campanili delle valli bergamasche offrono una gamma decisamente ampia, variegata e articolata a seconda delle zone.’ Tra le varie modalità di suono, quella che maggiormente ha attratto Alessandro è il suono a tastiera, detto nella zona seriana di allegrezza. Alessandro può essere visto come il tipico caso di musicista campanaro che giunge ad acquisire un dominio fondamentale dello strumento grazie ai video tutorial dei nostri canali YouTube, che illustrano a tutti come poter padroneggiare una tastiera da campanile a partire dalle classiche campanine in vetro. Dopo essersi cimentato con diverse suonate sulla tastiera del campanile di Bani di Ardesio, di recente ripristino assieme alle corde a seguito di opere di restauro, Alessandro ha riflettuto con noi sul colore del suono delle campane: ‘Suonare sulla tastiera del campanile è bellissimo. Si prova la soddisfazione di azzeccare alcuni passaggi, cosa non scontata. Mentre ripetevo i movimenti, mi sorprendevo nel sentire il suono delle campane vere e non quello dello xilofono. Si prova un bella sensazione capendo di poter dominare strumenti così grandi e belli che si propagano nello spazio.
In primo luogo si nota come vi sia un’enorme differenza tra suonare a casa con un piccolo xilofono e suonare su una tastiera posta in cima al campanile in mezzo alle montagne. Le campane sono strumenti sui generis rispetto agli altri che sono fatti per esibirsi davanti a un pubblico a stretto contatto.’ Torna così con forza il tema del paesaggio sonoro con campane, un tema che la nostra associazione ha trattato ampiamente nei filmati girati per la Regione Lombardia. Un paesaggio sonoro che, per ironia della sorte ma non troppo, offre il benvenuto a un campanaro padovano cimentatosi su campane veronesi fuse negli anni ’30 del XX secolo dalla fonderia Cavadini. L’integrale commissione del lavoro del 1931 vide le campane inceppate secondo il sistema veronese, una tratto originale che conferisce peculiarità a un incontro inatteso: campanaro veneto su campane venete nella diocesi Bergamo, terra sotto la Serenissima di Venezia sino al 1797.
Abbiamo poi riflettuto con Alessandro sul compito divulgativo dell’attività della Federazione Campanari Bergamaschi. Alessandro ha espresso il suo parere positivo sui progetti di coinvolgimento dei giovanissimi, sottolineando come partire da bambini facendo musica sia un passo molto importante per acquisire una conoscenza del suono e dello strumento. Tramandare e insegnare ai bambini è un compito molto importante. E con le campane si mantiene viva una parte infantile di noi che sa stupirsi del suono dei bronzi. La comprensione del suono, sottolinea Alessandro, va di pari passo con la comprensione del meccanismo che porta al suono. ‘Sin da piccolo riuscivo a distinguere il suono delle campane manuali da quelle elettriche. Le campane automatiche hanno una cadenza compassata che non si trova nella spontaneità del suono a corda, dove la relazione tra uomo e bronzo risulta essere immediata. Con la corda si può produrre una varietà di suoni sempre sorprendente.’
Domanda conclusiva ad Alessandro: si potrebbe essere ‘giornalista di campane’? Tra una risata e l’altra, Alessandro risponde che il lavoro stesso del giornalista non è in sé facile perché ci si riveste del compito di raccontare la verità. Se una campana cala, cala davvero e se cresce, cresce, per cui non ci sono menzogne. E poi nel mondo del giornalismo ‘bisogna ascoltare tutte le campane’, principio che assurge a metafora per indicare il compito d’informare correttamente i cittadini.