I richiami delle nostre campane: editoriale sul significato del bronzo musicale
Pubblichiamo un articolo scritto da uno dei nostri associati storici Fabio Zenucchi sul ruolo sociale delle campane, visto alla luce di quanto compiuto in questi anni per il riconoscimento culturale di uno dei tratti fondamentali della cultura del territorio e della fede delle pianura, città e valli alpine.
I richiami delle nostre campane
« [ Il suono delle nostre campane ] non soltanto richiama la Chiesa, ma ricorda quanto la Chiesa è vicina all’esistenza di tutti gli uomini, ai momenti della gioia e ai momenti del dolore, al nascere e al morire, all’amarsi e al lavorare. […] Le campane sono nelle nostre città […] e poi in ogni paese, anche il più piccolo; il suo campanile e le sue campane; per dire: “lì c’è una comunità viva”; e soprattutto: “c’è una comunità credente” ».
Queste parole del vescovo Francesco Beschi, pronunciate durante un’intervista rilasciata alla FCB (Federazione Campanari Bergamaschi) il 20/06/2012 ( https://youtu.be/FnBYjASYjvU ), nella loro semplicità e chiarezza, riassumono l’essenza e il grande valore del suono delle campane. Un suono che si apre a tutti gli uomini, come riferimento e come segno della presenza della Chiesa nella vita di ciascuno. Le campane sono anche un segno di identità, di bellezza e, oserei dire, anche “di paesaggio”, che con il loro risuonare coronano e caratterizzano i nostri borghi e le nostre belle vallate.
Conosciamo davvero il significato dei suoni che ogni giorno ascoltiamo, in particolare, alle campane della nostra chiesa parrocchiale?
Tutti i giorni le nostre campane propongono tre appuntamenti fissi, le “Ave Marie”, che invitano a rivolgere una preghiera a Maria: alla mattina, come inizio della giornata e come apertura della vita liturgica della parrocchia; a mezzogiorno; e alla sera, a conclusione della giornata e quando la vita liturgica della parrocchia si è conclusa. Il suono del mezzogiorno feriale è quello più fedele all’ “Ave Maria” tradizionale, ovvero quello con la campana maggiore in movimento. Sebbene oggi la sua sonorità possa sembrare ad alcuni un po’ lugubre, l’uso della campana maggiore era dovuto al fatto che in passato doveva essere un suono che si potesse udire anche a grande distanza, in quanto scandiva i tre momenti fondamentali della giornata, per questo si usava la campana più “potente”. Essa, muovendosi e fermandosi a tre riprese, rintoccava per un totale di 15 volte, forse per ricordare i 15 misteri del S. Rosario. Oggi, in maniera, se vogliamo, un po’ impropria, alla mattina e alla sera, il suono tradizionale è stato sostituito da melodie mariane.
Le campane ci annunciano inoltre i momenti della vita liturgica della parrocchia, annunciando tutte le celebrazioni con due “segni”, eseguiti mezz’ora e un quarto d’ora prima dell’inizio della celebrazione, con un ultimo “richiamo” a cinque minuti prima dell’inizio. Mentre l’ultimo “richiamo” è sempre uguale nel corso dell’anno, ovvero con la campana minore a dondolo, i “segni” si differenziano secondo il grado di importanza della celebrazione e secondo il grado di festività del giorno, in riferimento a quanto stabilito dal calendario liturgico romano, dal Proprio della Chiesa di Bergamo e dalle festività proprie della parrocchia. Il “segno” può variare quindi da due campane a dondolo per le ferie, a quattro campane a dondolo per le feste, fino ad arrivare a tutte le otto campane a concerto per le grandi solennità. Una attenta differenziazione dei suoni è importante per comunicare al meglio e con immediatezza il clima liturgico di ciascun giorno dell’anno.
Non da ultimo, quasi citando le parole del nostro vescovo, le campane accompagnano ogni momento della vita di ciascuno. Gli sposalizi, i lutti, i battesimi, i passi fondamentali della formazione cristiana quali le Prime Comunioni e le Cresime. Per ogni evento sanno creare con estrema immediatezza quel clima che meglio si addice: dalle solenni distese e allegrezze che accompagnano i momenti di gioia ai rintocchi singoli e cadenzati della terza campana maggiore che annunciano un lutto.
Le campane oggi, con il loro secolare e metodico rintoccare, continuano a chiamare, a rallegrare, ad accompagnare la nostra vita, in un modo costante e discreto, e forse meno martellante dei mezzi di comunicazione più moderni, a volte un po’ troppo ampiamente diffusi.
Fabio Zenucchi