Chitarra e campane alla Coltura di Lenna
Campane e strumenti di accompagnamento. Un tema musicale alquanto inedito in Italia per la natura stessa dello strumento campana e della sua composizione tonale. Il territorio bergamasco, dal XVIII secolo in avanti, analogamente a quanto rileviamo nelle diocesi lombarde in cui vige il sistema ambrosiano, vanta numerosissimi concerti di campane in scala diatonica maggiore. Da qui, dietro lo spunto di quanto accade Oltralpe con carillon di campane prodotti ‘in laboratorio’ e perfettamente intonati, si è cercato d’individuare un complesso campanario suscettibile di esperimento. L’idea è venuta dalla produzione belga del 1991 intitolata Carillon and guitar, che vedeva esecutori Win Brioen alla chitarra classica ed Eddy Marien al carillon. Opera per nulla facile sui nostri concerti campanari per due ordini di motivi: in primo luogo per la scarsità di concerti perfettamente accordati (siano essi crescenti o calanti rispetto a un temperamento equabile); in secondo luogo per la struttura che li sostiene, oggi nella pressoché tonalità fatta di telai in ghisa o ferro che ripercuotono gli armonici secondari creando un’autentica tempesta sonora all’orecchio più attento sebbene avvezzo a filtrare le impurità per cogliere l’essenza del suono.
La scelta è così caduta sulle cinque campane del Santuario della Beata Vergine della Coltura di Lenna, in Alta Valle Brembana, in occasione della Novena per la festa locale. Bronzi fusi tra il 1718 e il 1837 sostenuti da una splendida struttura lignea restaurata nel 2005 in grado di assorbire e spegnere gli armonici secondari prodotti dalle lavorazioni di Barigozzi di Varese e Bizzozzero di Milano. Dall’alto del campanile, nel corso dell’ultima settimana di agosto 2019, si è così offerto alla popolazione un breve esperimento in cui la chitarra classica, portata sul campanile e adeguatamente amplificata, ha sostenuto le melodie realizzata sulla tastiera per il suono d’allegrezza (o ‘a martello’ come si suole definire in Alta Valle Brembana). Secondo la tradizione del suono a festa orobico, non si è trattato di brani di repertorio colto ma di composizioni di ascendenza popolare e melodie religiose caratterizzanti le novene che preparano ai giorni di festa. Nel 2006 venne pubblicato dalla Federazione Campanari Bergamaschi il CD Le Voci della Coltura, dedicato alle cinque campane restaurate e al suo ingrediente tanto impalpabile quanto influente, il vento, nell’effetto sonoro prodotto dai bronzi. A distanza di qualche anno dalle riprese effettuate dalla Regione Lombardia nel 2016 nell’ottica del progetto Paesaggio sonoro con campane , i bronzi della Coltura tornano a suonare in un test volto sottolineare la suscettibilità delle campane come strumento del paesaggio per il paesaggio, integrato ad altri strumenti che, analogamente alle stesse citate, si pongono da secoli costantemente a cavallo tra il religioso e il popolare.