Suoni sul Brembo: un ricordo del campanaro Angelo Grataroli (1901-1987)
Un intenso e sentito ricordo per il campanaro di San Giovanni Bianco Angelo Grataroli, classe 1901, scomparso nel 1987. A 120 anni dalla nascita la nostra associazione tiene a rendere omaggio con un filmato che documenti i ricordi di alcuni nativi di san Giovanni Bianco che vissero accanto lui e lo conobbero profondamente, nella sua devozione alle tradizioni campanarie e religiose del centro brembano.
Tra il 2015 e il 2016 l’associazione ha svolto una serie di interviste per raccogliere informazioni di un’immagine da riscoprire appieno: la figlia e la nipote del campanaro Grataroli, Don Giambattista Galizzi (parroco emerito di San Pietro d’Orzio) e Domenico Giupponi, volontario della parrocchia nativo di Oneta. Dalle vivaci narrazioni emerge chiara l’immagine di un uomo totalmente devoto alla chiesa di San Giovanni Bianco, alle sue tradizioni e al suono delle campane, di cui fu portatore nel corso dell’intero ‘900, trasmettendo una serie di suonate che sono state registrate tra gli anni ‘70 e gli anni ‘80 da volontari locali e salvate su nastro, digitalizzato tra il 2002 e il 2003 dalla nostra associazione. Precisamente dal repertorio di San Giovanni Bianco, la nostra associazione ha estratto tre brani che è solito eseguire nei concerti in omaggio al campanaro Angelo Grataroli e alla tradizione di San Giovanni Bianco, che resta una delle più significative insieme al repertorio della vallata di Zogno.
Angelo Grataroli fu sin dall’inizio una figura rilevante per la parrocchia di San Giovanni Bianco: suonatore a distesa e a festa, protagonista della Questua – durante il Triduo dei Morti, la Sacra Spina e altre solennità – e aiuto sacrista in occasione dei servizi religiosi delle maggiori solennità. Un personaggio davvero scolpito dal tempo e compreso in un ruolo d’altri tempi. Sempre vestito di nero con l’inseparabile bastone, il tabarro nei mesi invernali e il cappello in pelo di animale, come usavano i sacerdoti d’un tempo. In costante visita agli abitanti di San Giovanni Bianco per raccogliere le offerte in denaro, spesso accompagnate da conigli, galline e altri animali che venivano regalati a un uomo che, con la sua bontà e semplicità, è rimasto un esempio fulgido per le generazioni a seguire.
Il filmato cerca di tratteggiare in dettaglio la sua persona, accompagnato da immagini che la famiglia ha salvato e da una serie di articoli che ‘L’Eco di Bergamo’ ha avuto la sensibilità di pubblicare tra gli anni Settanta e Ottanta, rendendo così ragione dell’opera silenziosa ma ferma e costante di un grande rappresentante della religiosità Popolare di San Giovanni Bianco. L’incanto per la solennità della Madonna, le numerose iniziative per i fedeli del paese, i riconoscimenti dati alla parrocchia per la sua umile opera restano un esempio forte e tangibile di un’eredità ancora da riscoprire e divulgare alle generazioni presenti e future.
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