Campanari per la Festa di Tutti i Santi: il suono della trasparente memoria
La solennità di Ognissanti ci ripropone ogni anno una riflessione su coloro che hanno lasciato una grande eredità storica nella musica delle campane, ultimo, in ordine di tempo, il nostro Luigi Bergamelli di Nembro. Si tratta di persone che si sono spese per la tradizione, coscienti del valore di quanto tramandavano, mosse da gesto paziente quanto umile, che oggi resta segno tangibile ed esempio per le nuove generazioni. Nel corso di questi anni la nostra associazione ha salutato diversi campanari che molto hanno dato alla storia delle nostre valli e delle nostre pianure, delle zone lacustri e collinari, sino ad arrivare alle città. Quest’anno, in particolare, ricorre il Sessantesimo della morte del campanaro di Gandino Quirino Picinali, detto Manòt, che intendiamo ricordare tra la fine di questo stesso anno 2022 e il 2023, quando Bergamo sarà Capitale Italiana della Cultura insieme a Brescia. E contemporaneamente ricorderemo i cinquant’anni della morte del campanaro leffese Arturo Zenoni, detto Vapore, autore, come Manòt, di alcuni dei più luminosi brani della tradizione. Si tratta di un passaggio importante, che diviene occasione per rendere omaggio a chi, dall’alto delle torri campanarie o dall’interno di esse, ha costantemente proposto e promosso un patrimonio orale che negli ultimi decenni è in corso di costante trascrizione. I nostri giovani e giovanissimi stanno riproponendo con grande entusiasmo il patrimonio raccolto.
Posso dire che vedere sulle campanine i grandi pezzi della tradizione fedelmente riprodotti produce una grande emozione. Spesso verrebbe il desiderio di pensare cosa proverebbero questi grandi vedendo i giovanissimi riproporre i pezzi che hanno tramandato. Uno scampolo di queste emozioni c’è stato regalato negli scorsi decenni da Giulio Donadoni, campanaro di Zogno, scomparso nel 2011, che ha avuto modo di trasmettere direttamente con le sue mani il patrimonio di Grumello de’ Zanchi, Zogno, Endenna e altre frazioni dai giovanissimi della Scuola Campanaria di Roncobello. Si tratta d’immagini scolpite nei video e nella memoria, che provano quanto la musica abbia potere di pietrificare e incarnare un gesto e un atto che sono prova di pura passione e dedizione.
Ma il nostro pensiero, quest’anno, vuole andare non solo a coloro che hanno dato e non ci sono più, ma anche a coloro che sono presenti e stanno sperimentando le difficoltà della vita. La prova costante cui ognuno di noi è sottoposto trova però nella musica un elemento di enorme, straordinario conforto e proiezione, in quanto ogni nostro gesto e fatica serve a conservare e perpetuare una memoria altrimenti destinata a cadere nell’oblìo. E ogni gesto è di costante incoraggimento per chi apprende e si conforma a quest’arte che forma. Ciò acquista valore ancora maggiore in un’epoca come quella digitale, dove ciò che viene pubblicato a mezzogiorno, un’ora dopo è già materiale da gettare. Tuttavia, la costanza di chi dedica tempo ed energia a questa musica rende il messaggio immortale, perché si conserva come uno scrigno armonico attraverso l’opera di ciascuno dei propri appassionati e volontari.
Un omaggio quindi a tutti coloro che ci hanno lasciato e un grande Grazie a tutti coloro che quotidianamente si sforzano e operano, nonostante tutte le difficoltà, per mantenere viva una delle gemme della memoria dell’opera e della tradizione orobica.
Buona Festa dei Santi a tutti.