Campane in festa a Bàresi per i 70 anni della fusione

Sabato 20 luglio 2024, a Bàresi, dalle ore 17:00, campane in festa per i 70 anni della loro fusione. Era il giorno dei Santi Pietro e Paolo, 29 giugno 1954, quando le nuove campane vennero benedette a Roncobello, a Bàresi e a Bordogna. Roncobello e Bàresi videro la fusione di un concerto intero completo dopo l’asportazione bellica avvenuta all’indomani nel decreto di Mussolini dell’aprile del 1942. Le antiche campane di Bàresi, che risalivano al 1895, con un complesso di cinque bronzi, vennero sostituite dai cinque bronzi che abbiamo attualmente, fusi dalla Fonderia Dante d’Adda di Crema. 5 campane in tonalità di Sol bemolle che verranno suonate a festa nel corso del pomeriggio del 20 luglio per ricordare questo evento. Le fotografie storiche che proponiamo in questo articolo raccontano di una giornata tra sole e pioggia in cui le campane vennero benedette e successivamente alloggiate in cima al campanile. Le testimonianze che abbiamo raccolto raccontano di questa giornata e degli sforzi compiuti dagli abitanti del piccolo paese per poter avere di nuovo il suono delle campane.

Riportiamo i ricordi di una campanara locale, classe 1938, che racconta della giornata dell’inaugurazione con vivace ironia:

Prima, segónda, tèrsa! La quinta tirela ‘m pé! Tégnela, mòla! Ahah… Io quando avevo iniziato a suonare avrò avuto 15, 16 anni. Probabilmente era a metà degli anni ’50, dopo che hanno messo le campane nuove. Io mi ricordo quando hanno messo le campane in piazza: abbiamo preparato tutto l’arco e l’impalcatura per poter sostenere le campane. Si vede nella fotografia: c’erano le figlie di Maria. Il vescovo doveva chiamarsi Piazzi. Se ricordo bene, il vescovo che era venuto a benedire le campane molto probabilmente era passato alla mattina. Era stata una cosa solenne: le campane erano state messe nel parcheggio che si trova vicino all’abside della chiesa.

Le campane erano state appese a un tronco e i padrini mettevano su la mano per la benedizione. Si vede che andavano in ordine di portafoglio! La prima la teneva la Manzitto. Avevano una fonderia: la fonderia Rodari. Il secondo era l’ingegner Bonetti, che probabilmente aveva meno soldi. Terza era l’Emilia di Valsecca. Quarto era il Mariüs e quinto lo zio Dante. Per decidere i padrini si andava in base a chi voleva dare. So che mio marito probabilmente ci teneva a tenere la campana a battesimo.  La China da Capovalle arrivava giù nel campanile e comandava quando c’era festa per l’Immacolata, per San Giacomo e per le feste solenni. Si mettevano nel campanile. Ogni tanto una campana la tiravano in piedi e stava ferma. Poi quarta, terza, seconda, prima, poi ol campanù. Quelli che suonavano nel campanile erano sia ragazzi che ragazze. Che casì! Si lasciava andare la campana quando comandava lei, ma lei sapeva quando farlo perché si vede che su a Roncobello andavano a suonare: lei era pratica, forse perché a Roncobello erano adulti; noi qui eravamo tutti ragazzotti. Lei era l’unica che si tirava fuori dal gregge!

 


Il suono delle campane e il loro ascolto si inserisce nel tema del paesaggio sonoro e del valore che il paesaggio sonoro acquista in una società sempre più caratterizzata da suoni e rumori diversi e diversificati. Salendo la scaletta che dal lato sinistro della Chiesa di San Giacomo Maggiore – guardando la facciata – porta alla Contrada dei Bonetti, sarà possibile vedere in linea d’aria, ad altezza della cella campanaria, ciò che succede suonando a tastiera. Si tratta di una modalità quasi certamente derivata dai mercanti fiamminghi e francesi che avevano portato questa moda invalsa nelle loro terre sui grandi carillon di cinquanta e più campane. In Lombardia la costruzione della tastiera per il suono a carillon vide un percorso sostanzialmente legato alla tradizione popolare, con brani a festa ballabili costruiti sul numero di suoni disponibili e ispirati a ciò che l’ambiente musicale dell’epoca portava. Dunque, marce, polche, valzer e suonate di diverso genere che caratterizzano un repertorio molto ampio che, da un capo all’altro della Terra di Bergamo, sono ancora il fulcro di una tradizione che non ha conosciuto soluzione di continuità.

Dalla cella campanaria sarà dunque possibile comprendere in dettaglio i meccanismi del suono della tastiera, chiamata ‘a martello’ in Alta Val Brembana, ‘a festa’ in altre zone della Valle Brembana e d’allegrezza nella maggior parte delle terre orobiche. Diamo dunque appuntamento per questo evento, ricordando come l’ascolto sia parte e componente essenziale della comprensione dell’ambiente sonoro che ci circonda. Il suono a distesa verrà effettuato all’interno della torre campanaria e sarà visibile anch’esso della Contrada dei Bonetti. Per maggiori informazioni sull’evento contattare info@campanaribergamaschi.net

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