Bilancio di chiusura del progetto ‘campanine’ a Pavone Mella

Sta per chiudersi il progetto didattico incentrato sull’insegnamento delle campanine a Pavone Mella, nella pianura bresciana. Il bilancio è indubbiamente positivo e ha visto grande interesse da parte della pressoché totalità degli alunni verso lo studio degli idiofoni, la loro natura, la loro diversità timbrica, nonché il modo di approcciarsi a uno strumento musicale diverso dagli insegnamenti accademicamente impartiti nei centri educativi.

Dallo strumento campanine è emerso il grande valore del lavoro di gruppo, elemento cardine che porta con sé aspetti formativi dello ‘stare insieme’ di grande rilevanza pedagogica, dato spendibile nel vivere e nel con-vivere sociale futuro. Riprendendo la riflessione compiuta qualche settimana fa in occasione di un pensiero ‘a metà della via’, sorge spontanea la domanda in merito al futuro di questo primo stimolo. Non vi è dubbio che, dal punto di vista strettamente campanario, la speranza sia che questi piccoli allievi possano quanto prima esercitare le melodie apprese sui campanili, cimentarsi con gli strumenti della tradizione, sperimentare e condividere nuove emozioni. Lo strumento campana, per le sue forti implicazioni sociali, esercita necessariamente un forte richiamo sull’ambiente, sui ricordi degli anziani, sul valore pubblico e religioso del suono.

La zona di Pavone Mella è decisamente priva di supporti per il suono manuale delle campane, in quanto soggetta a uno smantellamento della tradizione sotto il peso dell’elettrificazione. Tuttasvia, il fascino delle campane e di ciò che vi ruota attorno è apparso sin dall’inizio intenso, quasi iniziatico. Durante le nostre chiacchierate tra una melodia e l’altra, una bambina di seconda elementare ha ricordato come suo papà tirasse le corde del campanile del paese da ragazzo. Una delle maestre ha ricordato un’interessante melodia che veniva cantata dalle mamme ai bambini a Pralboino, qualche chilometro più a sud di Pavone, come ninna nanna. La stessa cantilena – ricordava la maestra – veniva poi ripetuta dai bambini appena iniziavano a parlare. La melodia era basata sulla classica cadenza melodica data dal suono a scala per cinque campane secondo il sistema di suono bresciano:

Clicca qui per sentire la melodia registrata in versione originale.

L’appello si rivolge ora ai campanari bresciani, perché possano coinvolgere nel loro progetto di riscoperta e rilancio della tradizione questo piccolo patrimonio musicale che sta nascendo nella pianura, costituito dall’entusiasmo dei bambini. Proprio dai bambini sono sorte spinte alla riflessione sull’importanza delle regole che costituiscono e cementano un gruppo, sull’ordine che regola e disciplina la musica, sulla fatica del lavorare bene insieme per apprezzare lo sforzo della fatica stessa. Tali dati, apparentemente retorici in una società che tutto consuma ma nulla digerisce, ingorda di nuove esperienze senza tastarne il reale sapore, possono guidarci ariscoprire la dimensione umana più profonda che risiede dietro la musica, musica, nel nostro caso, delle radici, che richiamano alle origini contadine più profonde e che rieccheggiano, agli orecchi dei più attenti e sensibili, nelle ultime due note della filastrocca sopra riportata, in grado di riprodurre – con orecchio del passato – l’eco del bronzo delle campane maggiori a fine strofa.

Nella modernità tecnologica che avvolge i nostri più piccoli, cinque bottiglie piene d’acqua e intonate in scala, suonate con due bacchette di legno, hanno potere suggestivo tale da tenere gli occhi e le orecchie fisse su ciò che fa spontaneamente dire: ‘Sono campane!’

Grazie di questa splendida esperienza e Grazie alla Maestra Luciana Piovani per l’entusiasmo versato in questo cammino davvero fecondo e arricchiente.

Clicca qui per vedere e scaricare l’offerta formativa del corso, parte integrante del programma curricolare.

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