Giovani campane dal Friuli. Proposte e riflessioni per il futuro.
Il raduno campanario di Cividale del Friuli dell’11-12 giugno 2011 ha dimostrato la rilevanza della presenza giovanile nelle associazioni campanarie. La novità sta nel fatto che una partecipazione capillare in tutte le associazioni di adolescenti e giovani che non arrivano ai trent’anni lascia prospettare una conservazione certa della tradizione, seppur estremamente articolata nelle diverse aree d’Italia. Analizzando la questione più in profondità, si è colto un nuovo elemento: i giovani non si limitano ad esprimere l’arte campanaria secondo il sistema di suono appreso nel proprio territorio d’appartenenza, ma si cimentano con gli altri sistemi. Visto come forma di gioco, divertimento o semplice esplorazione, ci troviamo di fronte a un dato nuovo che costituisce una soluzione di continuità rispetto al passato. I giovani vedono le campane come strumento di divertimento e di aggregazione, non più come strumento di sfoggio di una certa tradizione o, peggio, di un certo campanilismo ottuso che molti di noi hanno respirato negli anni passati. Il raduno è davvero divenuto occasione d’incontro e scambio e non più, o non solo, motivo per mettere in luce le proprie capacità. Stupisce gli occhi vedere campanari ambrosiani girare per le vie con bergamaschi, friulani cimentarsi con sistemi diversi dal proprio. Il tutto condito da ospiti stranieri di rilievo che si sono districati in non poche difficoltà linguistiche e e organizzative per suonare e offrire spettacolo ai visitatori.
Spingendoci oltre queste riflessioni, per comprendere quale potrebbe essere il futuro della realtà campanaria nel nostro Paese, porto l’esempio della Scuola Primaria Tito Speri di Pavone del Mella (Brescia), dove la nostra associazione ha tenuto un corso di ‘avviamento alle campanine’: meraviglia vedere bambini induisti, musulmani e cristiani entusiasmarsi con la stessa passione sulle tastiere da studio e sulle campanine, una passione che fa intendere come lo strumento campana si stacchi dal ruolo di manifestazione di fede per divenire strumento musicale e, forse, per avvicinare giovani di altre culture al mondo della cultura cristiana. La campana non fa e non deve fare proseliti ma deve risvegliare le coscienze attorno al ruolo che essa può esercitare, anche verso culture come quella islamica o quella induista che, a differenza di altre culture o religioni orientali come quella buddista, non vedono nella campana un simbolo religioso particolare. Parlare di campanari islamici può apparire un’eresia? E campaninari induisti? La storia sta evolvendo a un ritmo frenetico, con incontri e scontri che nella maggior parte dei casi superano la nostra capacità di percezione. Chissà se alla camminata in compagnia del campanaro bergamasco e ambrosiano di oggi farà seguito, tra qualche decennio, quella del campanaro, islamico, induista e cristiano? La musica può fare miracoli nell’unire culture diverse attorno a uno strumento e ad un suono.
Clicca qui leggere l’articolo uscito sul Messaggero Veneto di domenica 11 giugno 2011.
Clicca qui leggere l’articolo uscito sul Messaggero Veneto di lunedì 12 giugno 2011.