Campanari inglesi apprendono il suono a distesa bergamasco
Giornata divertente e estremamente variegata quella di venerdì 28 ottobre 2001 a Roncobello. La locale Scuola Campanaria ha accolto gli amici campanari inglesi provenienti dal Suffolk e da altre contee del centro dell’Inghilterra, che quest’anno si sono cimentati direttamente con le nostre campane con il suono a sistema ambrosiano. Un’autentica novità per chi proviene da un sistema analogo, per meccanismi, a quello veronese. Il pomeriggio è stato dedicato alla visita al campanile, uno sguardo alle campane e al sistema d’inceppatura, per scendere poi alla base e capire il nostro modo di tirare le corde e di costruire scale musicali. Il primo dato che ha messo in difficoltà gli ospiti è stato il fatto di dover preparare la campana mettendo la corda in tensione per poi lasciarla andare su comando. Istintivamente, molti campanari sono stati portati a tirare la corda al momento del comando, portando involontariamente la campana in balestra e a riposo. Una volta chiarito quest’aspetto, cui si somma il fatto che nel sistema ambrosiano le campane vanno in balestra solo da un lato e non da entrambi i lati come accade nel sistema veronese, i nostri amici hanno saputo in breve tempo eseguire su comando una serie apprezzata di scale, non secondo il ‘botto bergamasco’ ma alternando ‘alla milanese’ o ‘alla bresciana’ le campane in modo appropriato, acquisendo così un buon controllo dei bronzi.
Riportiamo un video sugli esercizi campanari compiuti dagli amici inglesi per acquisire un buon controllo delle campane a sistema ambrosiano.
La serata è stata dedicata al concerto in chiesa, un momento musicale in cui tutti si sono esibiti portando elementi della propria cultura e della propria formazione musicale. La serata è stata introdotta dal musicista folk Stephen Cheek, che ha proposto un cammino verso la porta della chiesa con piffero e tamburo e in abiti da giullare secondo una tradizione medievale (pipe & tabor), una modalità per richiamare la gente verso un evento di pubblico interesse come avveniva anticamente in tutti i villaggi. Fenomeno comune a Inghilterra, Spagna e altre regioni d’Europa, la figura del musicante è stata accompagnata da una ‘comparsa’ che mimava il gesto di chi guida un bambino o un animale verso una meta, allargando le braccia e ondeggiando con le gambe a indicare il fatto di indirizzare chi non ha direzione precisa. Da questo è scaturito un gioco di botta e risposta tra chi suona e chi danza di notevole interesse antropologico.
Il concerto all’interno della chiesa ha avuto inizio alle 21:00 con un omaggio della Scuola campanaria agli ospiti, attraverso l’esecuzione di una danza bergamasca, O Little Town of Bethlehem e una pastorale lombarda del ‘700. Gli amici inglesi, guidati da Richard Wilson, hanno eseguito con le handbells (le campanelle di fattura inglese) Grandfather’s Clock (L’orologio del nonno) e l’Inno alla gioia di Beethoven. Ai due brani melodici hanno fatto replica una serie di suoni a scala, secondo il metodo del change ringing, guidati dall’organizzatore Stephen Pettman: Plain Bob Major su otto campane e Grandsire su 10 campane. Il sistema di suono a scale britannico conferma la sua grande complessità e una matrice scientifica seicentesca maturata all’interno dell’uso degli algoritmi: il tutto con uno straordinario effetto ipnotico ed estraniante per l’orecchio italiano.
Vedi il video dei due brani eseguiti dal gruppo di Stephen Pettman
L’omaggio musicale è proseguito con un applauditissimo intervento vocale a cura della nostra soprano giapponese Noriko Habuki, che ha proposto a cappella l’Ave Verum di W.A.Mozart (vedi video). Dal canto sacro si è proseguiti con la musica organistica, avente come protagonista l’ottantenne maestro inglese Ann Little, che ha offerto al pubblico due musiche di tradizione colta sebbene di matrice popolare: parliamo della giga, danza di probabile origine irlandese sviluppatasi tra il XVII e il XVIII secolo e divenuta ingrediente essenziale delle feste popolari, del repertorio bachiano e di molti altri autori, con testimonianze rilevanti nella musica popolare piemontese e dell’appennino emiliano. Ann Little ha eseguito King’s Hunting Jig (giga dedicata al re durante la battuta di caccia) dell’inglese John Bull (1562-1628) e una Giga con fuga del danese Dietrich Buxtehude (1637-1707). Come già avvenuto in occasione dell’ultima visita dei campanari inglesi nel 2009, Anne Little ha accompagnato i ragazzi della Scuola Campanaria in una Marcia solenne religiosa di Leffe.
La parte organistica è stata seguita dal violinista Stephen Cheek, che dopo avere introdotto la serata con pipe & tabor ha imbracciato il suo violino per una serie di canti e danze tradizionali inglesi, tra cui spiccano le Morris, ballo del XV secolo accompagnato da strumenti musicali e caratterizzato da figure coreutiche tipiche del ballo staccato. Interessante lo stile di suono popolare, la postura del violino, analoga a quella dei nostri antichi suonatori popolari, e la consueta procedura tipica della musica popolare in creare un collage di melodie brevi e cadenzate per intrattenere, un tempo, il pubblico di strada. Per maggiori approfondimenti è possibile visitare la pagina inglese di wikipedia.
Nella parte finale della serata l’organista John Perks ha offerto un’improvvisazione con finale ispirato all’Ave Maria di Lourdes, proposto in coda dalla Scuola Campanaria di Roncobello. La serata si è chiusa con un inno inglese che veniva intonato in onore di San Clemente alla fine della giornata di lavoro, guidato ancora da Richard Wilson e dalle sue handbells.
Il concerto è stato chiuso con i discorsi del parroco Don Renato Villa e del Sindaco Andrea Milesi, che hanno sottolineato l’importanza di stringere rapporti di amicizia con altri popoli e altre culture. Roncobello – hanno sottolineato entrambi – ha ospitato gruppi musicali provenienti da svariate parti d’Europa, aprendosi in questo modo al mondo. Alle parole delle autorità hanno fatto seguito ricchi scambi di doni e foto di gruppo.
Vedi sotto il video riassuntivo della serata
La Scuola Campanaria e i campanari bergamaschi portano a casa una nuova esperienza entusiasmante e arricchente, in un mondo che impara a conoscere nuove culture, mentalità, tradizioni e nuovi modi di suonare le campane. Lo scambio di conoscenze sui sistemi di suono e il cimentarsi su sistemi di suono diversi dimostrano che le campane uniscono e creano solidarietà. Come è scritto sulle bellissime campane in terracotta che i suonatori inglesi regalano a chi li accoglie nel mondo musicale della nostra Penisola: Friendship through bells – Amicizia attraverso le campane.