L’esperienza dei campanari bergamaschi a Soresina
Lunedì 8 luglio 2013 ha avuto luogo a Soresina, nel cuore della pianura cremonese, una partecipata serata sul tema della riscoperta della tradizione campanaria. La proposta, venuta dal locale Gruppo Culturale San Siro, il cui nome manifesta il profondo attaccamento al patrono della cittadina, ha riscosso notevole interesse di pubblico, interessato a riscoprire il passato delle proprie campane e le prospettive di riscoperta e rilancio della tradizione nella propria zona guardando alle esperienze della confinante Diocesi di Bergamo.
L’incontro pubblico, che si è tenuto all’ombra del campanile, ha avuto inizio proprio con un concerto di campane direttamente dai dodici bronzi che nel 1968 vennero registrati dalla Carish per la pubblicazione di un disco 45 giri, testimonianza storica in quanto poté salvare dall’oblio l’opera del campanaro Bigin del Nonu nel suono a tastiera e nel comando del suono a scala. Al suono delle campane ha fatto seguito la presentazione della serata a cura del Presidente Adele Emilia Cominetti, con una circostanziata relazione sulle vicende che marcarono la vita del campanile dalle origini alla seconda metà del XX secolo. L’Architetto Rinaldo Vezzini, autore dei primi contatti con la nostra associazione, ha affrontato le questioni architettoniche del monumento accompagnando la dissertazione con una serie di slides ritraenti disegni storici e le storiche immagini del campanaro Bigin alla tastiera del concerto. La tastiera, ancora conservata, si trovava al di sotto della cella campanaria – come avveniva in molte località della Diocesi di Brescia – ed era collegata alle campane per mezzo di rinvii che attraversavano la suoletta della cella campanaria stessa. Le fotografie che sono state reperite – e che sono di sicuro intesse storico – presentano la stanza del campanaro come un quadrilatero chiuso da pareti in legno all’interno del quale Bigin e i suoi predecessori restavano senz’altro protetti da rigori dell’inverno. Tale collocazione della tastiera permetteva, nella maggior parte dei casi, di poter suonare a corda agilmente dalla stessa cella campanaria. Tale modalità è stata riscontrata a Palazzolo sull’Oglio (come da filmati storici del nostro archivio) e a San Gallo di Botticino Sera, a qualche chilometro a est di Brescia. La collocazione della tastiera al di sotto della cella campanaria presenta tuttavia alcuni svantaggi, che abbiamo sperimentato direttamente suonando le campane del Santuario della Madonna di Lourdes di Palazzolo stesso: forte rumore dei tasti e della tastiera interamente in legno, rumore delle meccaniche di collegamento, ritardo nella risposta dei meccanismi rinvio, cui si somma la scarsa udibilità dei bronzi per motivi esposti. In diversi casi in cui l’usanza del suono manuale della tastiera ha visto ritorno in auge, la tastiera è stata portata in cella campanaria: lo confermano i casi della Torre del Popolo di Palazzolo sull’Oglio e della Basilica di Gandino, dove si è optato per una maggiore risposta e udibilità del suono delle campane.
L’esperienza della Federazione, raccontata dal presidente Luca Fiocchi, ha avuto come punto focale l’analisi dei meccanismi che possono portare a una riscoperta autentica della tradizione. I punti irrinunciabili sono la documentazione, a trascrizione e archiviazione del patrimonio documentato e la sua divulgazione. I tre passaggi sono vitali per spiegare alle parrocchie il senso del reinserimento dei sistemi di suono manuale nei campanili automatizzati. Dietro un campanile manuale può esserci un’esperienza viva di volontariato e davanti a tale prospettiva l’intolleranza verso il suono delle campane, fenomeno tipicamente spontaneo e volontario, diminuisce marcatamente.
Pur vittima dell’automazione totale occorsa nel 1968, Soresina ha operato una notevole dinamica di salvaguardia della propria memoria storica, registrando le campane manuali e scrivendo pagine importanti sulla storia del campanile. Questo può essere il viatico per il rilancio della tradizione, recuperando le parti manuali perdute. La tastiera di Bigin del Nonu resta conservata in buone condizioni, il che potrebbe senz’altro favorire l’installazione dei sistemi di rinvio meccanico alle singole campane. La nostra associazione, con l’obiettivo di stimolare un ritorno al suono vivo, ha eseguito con alcuni dei ragazzi delle scuole campanarie una serie di brani della tradizione della Valle Seriana. Campanine e tastiere con campanelli sono state protagoniste del racconto musicale della memoria, il cui suono ha suscitato forti e mozioni e lucidi ricordi in chi aveva conosciuto di persona il campanaro Bigin.
La serata si e chiusa con filmati illustrativi sui sistemi di suono in bergamasca, i cui protagonisti ben rappresentano la natura intergenerazionale del gruppo: musiche a tastiera, suono di campane al botto, approccio dinamico alla musica della tradizione che speriamo possa portare idee feconde nella terra storica dei grandi fonditori Crespi e D’Adda. Grazie al Gruppo Culturale San Siro per l’ottima collaborazione avviata e appuntamento a nuove iniziative nelle terre del Po.