Le campane di Oneta di San Giovanni Bianco a restauro
Le campane di Oneta muovono i passi verso il laboratorio di restauro. Si tratta di un’importante operazione conservativa di un complesso di tre campane di epoche diverse: un bronzo del 1540, un secondo del 1770 e una terzo del 1953. Due dei tre fonditori non risultano ancora noti: su questo lavoreranno nelle prossime settimane esperti universitari dell’ambito archeologico e campanologico del Nord Italia per poter attribuire una paternità alle fusioni. La terza campana, fusa da Capanni nel 1953, è invece un chiaro esempio di restituzione bellica. Le tre campane tolte costituiscono un assemblaggio originale non in scala probabilmente derivante da una sostituzione progressiva di idiofoni ammalorati.
L’analisi acustica delle tre campane di Oneta fornisce i seguenti dati:
1^ ( Grossa ) = MI (4 ) +35 (*)
2^ ( Mezzana) = SOL (4) +2
3^ ( Piccola ) = SI b (4) + 4
(*) Nota di battuta o nominale in centesimi di semitono con riferimento LA (3) 435 HZ.
L’accordo che si ottiene è quello di una triade diminuita, che rimanda a un evidente collegamento con le campane ‘a salto’ caratteristiche del centro Italia, evidente memoria di un sistema di suono precedente all’ambrosiano.
La struttura presenta ancora un’incastellatura lignea con ceppi e ruote in legno, con suono a corda per i richiami e un sistema di suono tastiera rudimentale e certamente anteriore all’avvento delle moderne tastiere per il suono ‘a carillon’: tre semplici palette applicate a una delle ringhiere della cella campanaria per movimentare i fili collegati ai batacchi. Tutta la struttura verrà interamente ripristinata all’uso mantenendo le parti lignee esistenti e sostituendo le zone danneggiate con parti equivalenti. L’intervento conservativo rientra in un più ampio progetto di conservazione dei beni campanari lignei esistenti in Diocesi di Bergamo, al fine di evitare la sostituzione della struttura lignea con incastellature e inceppature metalliche che costituiscono un oggettivo peggioramento della qualità timbrica dello strumento campana. L’intervento svolto tra l’autunno del 2005 e la primavera del 2006 sulle campane del Santuario della Coltura di Lenna sono un esempio evidente di come il pregio sonoro di un bronzo, le conoscenze costruttive dei nostri avi e il posizionamento delle macchina campanaria siano beni da tutelare e divulgare, in particolare per gli studenti di architettura, belle arti, cultura musicale e materie conservative dei nostri atenei, rendendo così le strutture campanarie un autentico museo vivente.
Il concerto di campane di Oneta verrà riposizionato in primavera e tornerà a suonare secondo l’antica tradizione locale, che negli ultimi vent’anni era stata abbandonata proprio in ragione del deteriorarsi della macchina campanaria. L’occasione favorirà anche la riscoperta delle suonate locali ‘a carillon’, registrate sulla fine degli anni ’70 dal sacrista della locale chiesa della frazione di san Giovanni Bianco: suonate del tutto particolari perché fondate su suoni non disposti in scala diatonica ma ‘a salto’, secondo una sensibilità mantenuta come detto sopra nell’Italia centrale ma abbandonata nelle nostre aree, votate dal XVIII al suono ‘a carillon’.
Appuntamento per il ritorno del concerto e per le giornate di studio sulla riscoperta dei bronzi antichi che la nostra associazione promuoverà coll’inizio del 2014.